2 Maggio 2008

Una seconda Pompei, “beato” approdo dell’Impero

di Marcello Di Sarno (Blog Aquileia. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Aquileia Alviano Scarel intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Chi pensa di trovare ad Aquileia una seconda Pompei di primo acchito può rimanere deluso, dal momento che non Alviano Scarelpresenta gli alzati della città campana, essendo stata per secoli cava di materiali per tutta la regione e anche per Venezia; ciò nonostante il centro friulano possiede una ricchezza di aree archeologiche visitabili, di musei e di reperti di grande entità ed interesse.
Ma per chi ci vive Aquileia presenta una complessità non indifferente, derivata dal fatto che, pur demograficamente contenuta, vive su quella antica e convive con i problemi che ne derivano, in termini di appesantimento burocratico ed economico; ciò è dovuto al fatto che per tutti gli interventi che si vanno a realizzare si deve avere l’autorizzazione della Soprintendenza archeologica, e talvolta anche di quella architettonica, perché ogni intervento deve essere preventivamente preceduto da un’indagine archeologica, allo scopo di verificare l’esistenza e la consistenza di eventuali resti.
Prassi senza dubbio dovuta per un centro antico, ma che comunque rappresenta un gravame di non poca entità per la popolazione.
Per il resto la città si presenta come un centro tranquillo, ordinato dotato dei dovuti servizi e con buoni collegamenti stradali e aeroportuali.

Tre validi motivi per visitarla?
I motivi che rendono oltremodo interessante visitare Aquileia sono molti, ma alcuni di essi emergono in modo preponderante.
La Basilica patriarcale con i suoi 750 mq di mosaico paleocristiano rappresenta una vera e propria biblia pauperum del IV sec. d. C., in cui la raffigurazione di scene articolate sintetizza le tematiche ecclesiastiche forti di quegli anni, come quella della salvezza, ma dalle quali appaiono evidenti i rapporti della nascente chiesa aquileiese con quella di Alessandria d’ Egitto, allora vero centro culturale del mondo.
Il museo archeologico fondato ancora nel 1882, quando Aquileia apparteneva ancora all’Impero austro-ungarico. In esso nel corso degli anni è confluita una formidabile raccolta di reperti, tutti provenienti dal suolo aquileiese, la quale si distingue per tre classi di materiali: i vetri, le ambre e le gemme incise, che qui sono presenti con esemplari di estrema bellezza.
Il porto fluviale, uno dei meglio conservati del mondo romano, che vanta 350 metri di banchina visitabile, con rampe e accessi ai magazzini. Fu il vero motore economico della città antica e vi afferivano merci da tutto il Mediterraneo, tanto da far definire Aquileia “beata”, perché le navi qui giunte veleggiavano tra i campi di grano.

Chi ne ha fatto la storia?
La storia di questa città è ormai bimillenaria in un continuum, che va dal IX sec. a.C. al secolo appena terminato; una storia fatta non da grandi personaggi ma da un lavorio continuo di uomini e donne, che in tutte le epoche, e appartenendo a culture diverse, si sono impegnate per essa, la sua gente e le sue istanze.
Ciò nonostante, alcuni personaggi emergono in modo preponderante: San Marco, che secondo le fonti, arrivò qui da Alessandria d’Egitto e diffuse il cristianesimo nell’alto Adriatico; Attila che nel 452 d.C. distrusse Aquileia - un fatto che ebbe un’eco tale da travalicare i secoli -; Poppone, patriarca tedesco, autore della ricostruzione di Aquileia nei primi decenni del Mille, anticipando la nascita del Patriarcato di Aquileia, un grande principato ecclesiastico, che unificò i territori dell’alto Adriatico, dal Veneto, alla Slovenia, alla Carinzia.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Aquileia è una città tranquilla in cui si vive bene, senza frenesie, con quel ritmo tipico dei piccoli centri del nostro Paese, slow, con ampie zone a verde pubblico e senza preoccupanti esempi di urbanizzazione selvaggia.
La presenza di molte aree archeologiche conferisce qualità al contesto urbano ed è motivo capace di calamitare mezzo milione i turisti all’anno.
Ciò nonostante il centro, per chi desideri affrontare una visita non frettolosa, si presenta dotato dei necessari supporti, che la locale organizzazione turistica, oggi parte integrante del sistema regionale, offre per la comprensione della vita quotidiana e pubblica di quella che fu la quarta città dell’Italia romana dopo Roma, Milano e Capua.
Un mix di archeologia, storia, aspetti ambientali (a 5 chilometri c’è infatti il sito d’interesse comunitario della laguna di Grado e Marano) ed enogastronomia (viene infatti riproposta ogni anno la rassegna di gastronomia storica “A tavola con gli antichi romani”) rende la permanenza nei locali agriturismi, bed and brekfast, case per vacanze e campeggi un’esperienza da ricordare.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Aquileia è in questo momento al centro di importanti lavori di riqualificazione urbana: il lungofiume, la piazza della Basilica patriarcale, la piazza dell’antico borgo di Monastero, su cui si affaccia il Museo paleocristiano, ricavato all’interno di quella che fu una delle tante basiliche paleocristiane erette durante i primi secoli di storia della città.
Rappresentano lavori onerosi ed impegnativi per un comune di 3.500 abitanti, ma assolutamente necessari per dare dignità a quei luoghi.
È inoltre in fase di elaborazione il nuovo P.R.G.C., volto a sviluppare la vocazione turistica di Aquileia, promuovendo un riutilizzo coerente del grande patrimonio edilizio rurale esistente ora abbandonato, favorendo forme di ospitalità alberghiera ma anche quella diffusa sul territorio, puntando a una viabilità di grande scorrimento esterna al centro ora tagliato dalla statale e, infine, limitando un eccessivo sviluppo urbano non coerente con l’ambiente e le tipologie esistenti.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Come pensa il Comune di valorizzare un così vasto patrimonio archeologico che per altro è di proprietà demaniale?
In questi giorni, dopo un lungo lavoro di coordinamento tra i diversi livelli amministrativi, è stato sottoscritto l’atto costitutivo della “Fondazione Aquileia”, uno strumento operativo nuovo, previsto dalla legge regionale 18/06, che vede all’interno del suo Consiglio la presenza di un rappresentante dello Stato - che cede in diritto d’uso alcune aree archeologiche -, uno della Regione Friuli Venezia Giulia - principale finanziatore della Fondazione - e uno del Comune di Aquileia, che detiene la presidenza.
La Fondazione vuol rappresentare lo strumento nuovo con cui la città intende affrontare la sfida della valorizzazione, per far sì che gli aspetti scientifici e di tutela si coniughino con la valorizzazione, che vuol dire migliorarne la fruizione da parte del pubblico, ma anche creare un indotto economico in grado di permettere che i Beni culturali vengano vissuti dalla popolazione non come un elemento estraneo o peggio ancora come un gravame, ma come un motore dello sviluppo locale.

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