Sulla costa occidentale della Sardegna, Piscinas è un angolo di deserto con le dune vive più alte d’Europa: un luogo da conservare, tanto da essere stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
La sua spiaggia e le sue dune rientrano nel territorio di Arbus: uno spazio quasi irreale, fatto solo di mare, sabbia e vento.
Per raggiungerlo bisogna arrivare al vecchio borgo minerario di Montevecchio e poi proseguire in direzione Piscinas Ingurtosu. La strada è tortuosa e per un tratto sterrata, ma vale la pena affrontarla per raggiungere la meta: la vista delle dune e la sensazione di totale isolamento e immersione nella natura ripagano della fatica.
Le colline di sabbia color ocra, continuamente modellate dal maestrale, sono alte più di cinquanta metri e si allungano fino a due chilometri nell’entroterra.
La vegetazione è costituita solo da cespugli di lentisco, ginepro, ginestra e asfodelo.
Talvolta sulla spiaggia arrivano anche i cervi e su questo tratto di costa, d’estate, nidificano le tartarughe marine.
A nord della lunga spiaggia di Piscinas, che supera i sette chilometri, c’è il rio omonimo; a sud il litorale si estende a perdita d’occhio fino a Capo Pecora.
A causa - o forse grazie - alla strada di collegamento poco scorrevole, Piscinas non è molto affollata nemmeno ad agosto.
Questa zona è particolarmente apprezzata dai surfisti: il mare in questo tratto è infatti profondo, come del resto in tutta la Costa Verde e il vento che spesso soffia forte crea onde molto alte.
Da non perdere il tramonto sul mare con le dune che fanno da cornice.
Il percorso per arrivare alla spiaggia è anche un viaggio nella storia della zona e del suo passato industriale. Montevecchio, Monteponi e Ingurtosu sono stati siti minerari da cui si estraevano piombo, zinco e argento.
Particolarmente suggestivo l’insediamento di Ingurtosu: un villaggio operaio, quasi del tutto abbandonato dopo la chiusura della miniera nel 1964. Semplici case occupano il pendio scosceso di una collina che si erge in mezzo a una fitta pineta. Spiccano tra i resti di queste costruzioni l’abitazione del direttore: Villa Idina, una costruzione in stile liberty, e una palazzina in stile neo-gotico che ospitava la direzione.
La strada continua a scendere verso il mare tra boschi di lecci, ruderi e tracce dell’attività estrattiva: imponente la Laveria Brassey che un lord inglese fece costruire nel 1900, attorno a Naracauli, altro borgo minerario. Questa e altre strutture dovrebbero diventare monumenti di archeologia industriale, ma qui entrano in netto contrasto con il contesto ambientale selvaggio e di assoluto isolamento in cui si collocano.
Quello di Piscinas è un microambiente delicato; in tutta la zona c’è un solo albergo ristorante.
La fragilità di questi luoghi può essere incrinata con molta facilità e per questo è necessaria una estrema tutela. E la storia di un luogo simile a Piscinas ci insegna proprio questo.
Sempre sulla costa occidentale, a nord di Oristano, c’è un altro pezzo di paradiso terrestre, si chiama Is Arenas - le sabbie in sardo - e rientra nel territorio comunale di Narbolia. In questo luogo, da anni, è in costruzione un insediamento turistico che impatta fortemente con l’ambiente circostante.
Is Arenas, per la sue caratteristiche ambientali particolari, è stata dichiarata SIC - sito di importanza comunitaria - e la Commissione Europea porterà il governo italiano davanti alla Corte di Giustizia del Lussemburgo per non aver impedito quello che considera uno scempio ecologico.
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