La vetrata artistica nasce come uno scintillio cromatico che cambia continuamente a seconda del variare del sole dove la luce è protagonista, testimone del potere di Dio e nemica del male.
Negli anni, accanto ai soggetti religiosi, ad ispirare i maestri vetrai sono le rappresentazioni mitologiche greche e romane, le leggende, le favole, i cicli cavallereschi e le tradizioni araldiche. Poi quando i tempi dettano la necessità di una luminosità più diffusa, i forni si spengono e i segreti delle botteghe sembrano ormai sepolti… Fino all’Art Nouveau con le sue infinite variazioni ornamentali.
Le antiche tecniche vetraie rivivono oggi nel laboratorio Vetrate Artistiche Frassetto, dove la tradizione si rinnova attraverso la sperimentazione individuale di un’abile artigiana.
Federica Frassetto intervistata per Comuni-Italiani.it
A quando risalgono le origini di questa antica professione?
Numerose sono le vetrate arrivate fino a noi in tutto il mondo, ma difficile è stabilire a quando risalgono le origini di questa tecnica di lavorazione.
Le vetrate sono da sempre legate alla storia dell’architettura e fortemente influenzate dalla committenza. Visto l’impegno economico che richiedevano, erano giustificate quasi esclusivamente da scopi di divulgazione e insegnamento religioso o successivamente di celebrazione del potere.
Il periodo di massimo sviluppo della vetrata è sicuramente il duecento caratterizzato dai cambiamenti architettonici che rappresentano tutta l’arte gotica. Si sviluppano ad Assisi e Siena i primi vetri gotici italiani che sono un prodotto di scuola germanica e si ricollegano alla fase stilistica dello Zackenstil.
E’ nel XIV secolo però che la vetrata trova espressioni originali staccandosi dalle tradizioni germaniche e francesi, per declinare rapidamente a partire dalla seconda metà del Cinquecento. Poi i metodi tecnici tradizionali vengono quasi del tutto perduti fino a qualche secolo fa.
Quasi tutto il XIX secolo servirà, infatti, alla rinascita della vetrata che avrà di nuovo splendore nell’ultimo decennio con l’emergere di uno stile totalmente nuovo. Questa tendenza assume forme e nomi differenti a seconda dei luoghi o degli artisti; l’Art Nouveau in Italia prende il nome di Liberty.
E nel suo territorio?
A Roma la sperimentazione e varietà di tecniche hanno come centro nevralgico la bottega del maestro vetraio Cesare Picchiarini (1871-1943), iniziatore del rinascimento dell’arte vetraria, che creò attorno al suo laboratorio (1910 circa) un piccolo gruppo di artisti, fra i quali Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Umberto Botazzi e Vittorio Grassi, che iniziarono l’opera di valorizzazione dell’antica tecnica vetraria, adattandola alle nuove esigenze decorative della casa moderna e alle esigenze della borghesia, committente delle opere.
Le loro produzioni verranno caratterizzate da una rinuncia agli effetti pittorici e all’abitudine del vetro pitturato a fuoco (grisaglia), oltre che ad innovazioni tematiche. Con la chiusura, alla fine degli anni Venti, del laboratorio Picchiarini, iniziò la fine dell’avventura Liberty romana.
Oggi come nel medioevo la vetrata nasce come prezioso filtro dell’irradiazione della luce e dopo alcuni secoli di crisi, non è più considerata una tecnica artigianale e decorativa ma rivalutata ed elevata ad opera d’arte.
Quando è nata in lei la passione per questa antica arte?
Io ho sempre amato la creatività e la manualità non mi è mai mancata, ma non avrei mai immaginato che un giorno avrei potuto trasformare un’attitudine così naturale, ma incostante, in lavoro. Negli anni, la continua ricerca, la passione crescente e soprattutto il confronto con tanti maestri, artigiani, artisti, colleghi mi hanno arricchita della consapevolezza che il mio modo di vedere, semplificare e realizzare le cose era diverso, non comune ma, piuttosto, raro.
Così mi sono detta: «Voglio imparare un mestiere “vero” e non più da autodidatta!»
Dopo un’attenta riflessione ho deciso di avvicinarmi alle vetrate artistiche. Ho lasciato il lavoro che stavo svolgendo, nonostante guadagnassi bene, e dopo una sola settimana sono stata assunta in un laboratorio di Roma. Lì ho lavorato per quasi sette anni apprendendo le antiche tecniche di lavorazione artistica del vetro che sono quasi le stesse di secoli or sono. La teoria non è tantissima da imparare, quello che fa la differenza è l’artigiano e la sua capacità di sperimentazione.
Qual è la tecnica che maggiormente le appartiene?
Direi senza ombra di dubbio la pittura a Grisaille che è la più affascinante e misteriosa. I segreti della Grisaglia non si trovano sui libri, ma vengono tramandati dagli artigiani nel tempo ed è complesso e sconosciuto il lavoro che c’è dietro. È l’antica tecnica di pittura usata nelle vetrate delle chiese, per capirci. Questa mi appassiona maggiormente in quanto nasco come ritrattista e mi permette di esprimermi al meglio.
In cosa consiste la Grisaglia?
E’ una “pittura al contrario”, non si aggiunge colore ma si sottrae, è monocromatica, utilizza le varie gradazioni del grigio (dal francese gris) e delle terre, per simulare effetti di tridimensionalità e rilievo eliminando il passaggio della luce attraverso il vetro. È abbinata agli smalti che invece sono trasparenti e si utilizzano per colorare le parti di vetro su cui vengono applicati.
Con questa tecnica venivano dipinti i chiaroscuri sulle figure, disegnati i tratti dei volti, le pieghe delle vesti e altri particolari. Si usava anche nelle zone di attaccatura del piombo per attenuare i contrasti fra il colore del metallo e quello del vetro.
Dopo aver steso la grisaille sul pezzo di vetro, il pittore procede ad asportare con graffi e pennellate la parte dove il disegno deve rimanere in luce per regolarne l’effetto, fissando in seguito la pittura e sottoponendo le lastre a varie cotture, ottenendo la vetrificazione della polvere di vetro.
E’ stata usata nella decorazione murale ad affresco, nello smalto e nelle vetrate fin dal periodo gotico, per creare ingannevoli trompe-l’oeil.
Quali sono gli oggetti su cui punta?
Realizzo quasi esclusivamente lavori su ordinazione tradotti in vetrate a piombo, pittura a gran fuoco (la grisaglia appunto), Tiffany, vetrofusione, sabbiatura, pannelli luminosi, lampade, specchi artistici, mosaici di vetro, oggettistica e opere pittoriche in genere. Ma anche restauri, dorature, lavorazioni in resina. In ogni opera c’è una parte di me, ma non sono morbosamente legata ai miei lavori; il massimo riconoscimento è quando ti comprano un pezzo, non quando ti riempiono di complimenti e se ne vanno.
Per quali caratteristiche secondo lei i suoi manufatti sono unici e inimitabili?
Normalmente si trovano botteghe artigiane specializzate in una particolare tecnica; di certo esperti, ma spesso con limiti risolutivi.
Io ho passato tutta la mia vita a sperimentare: sono cresciuta in una falegnameria, figlia di una maestra d’asilo e frequentando un pittore di quadri ad olio con spatola… e poi se volete mia nonna paterna faceva Modigliani di cognome!!!
Allora qual è il suo segreto?
Io non metto limiti alla fantasia e alle progettazioni; tutto si può fare, bisogna solo intuire la soluzione migliore. I miei lavori sono una fusione tra gusto, tecnica ed esperienza. Sono i dettagli a fare la differenza.
Quanto e come il tempo e il progresso hanno segnato l’evoluzione delle sue vetrate?
Più scorre il tempo e più la mia curiosità, dinamicità e concretezza mi portano ad approfondire.
Il progresso, invece, c’entra poco se parliamo di alleggerimento del lavoro grazie a macchinari o soluzioni moderne. Tutto ciò che realizzo è il risultato di ricette antichissime e le fasi di realizzazione sono rimaste invariate, mentre solo il design è dinamico e al passo coi tempi.
Ci sono nella sua città strutture permanenti per l’esposizione di questi manufatti?
La maggior parte delle vetrate artistiche che si possono ammirare pubblicamente sono d’arte sacra e si trovano nelle chiese presenti ovunque nel nostro territorio. Possiamo vantarci del Museo della Vetrata Liberty alla casina delle civette, uno degli edifici del complesso di Villa Torlonia, che testimonia in modo completo lo sviluppo delle arti decorative agli inizi del nostro secolo. Qui possiamo osservare differenti modelli di vetrate realizzate fra il 1908 e il 1930 ad opera del Laboratorio Picchiarini, su bozzetti di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto, i massimi esponenti del liberty romano.
Vengono organizzati eventi, fiere, mostre mercato per la loro commercializzazione?
Le vetrate sono abbinate ad eventi dedicati alla casa e all’arredamento o all’edilizia, ma mostre specifiche non se ne vedono da un po’.
A Milano ogni due anni, c’è il “Vitrum”, il Salone Internazionale specializzato delle macchine, attrezzature e impianti del vetro piano e cavo; del vetro e dei prodotti trasformati per l’industria.
In che modo la sua attività potrebbe essere maggiormente valorizzata?
Proprio con l’organizzazione di eventi, fiere, mostre mercato per abituare la gente a vedere concretamente come poter utilizzare, in modo domestico, quello che hanno sempre associato ad un utilizzo ecclesiastico o funerario.
Riferimenti:
Vetrate Artistiche di Federica Frassetto
Via Fosso del Poggio, 138 - 00189 Roma
Telefono: 06-332.675.13
Indirizzo email: info@vetrateartistichefrassetto.com
Sito web: www.vetrateartistichefrassetto.com
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