12 Dicembre 2014

Rossi o Verdi? Tutti alla Giostra dell’Arme!!!

di Luciano Salvati (Blog San Gemini. Racconti di Viaggio)

Mai viaggio sull’Autostrada del Sole è stato più confortevole come quel giorno di settembre di qualche anno fa. Lo ammetto, non ci sono abituato. I miei spostamenti da A a B sono irti di fastidiose remore, che aggiungono un immancabile ritardo di mezzora/tre quarti d’ora alla mia preventivata tabella di viaggio. Se non è il traffico è il maltempo. Se non è il maltempo è la macchina. Se non è la macchina, è qualcosa che ho mangiato per strada. Invece quel giorno fu una passeggiata deliziosa su una lunghissima isola pedonale. Macchine rade, cielo sereno, temperatura appena un po’ più che tiepida. Non ci ho neanche provato a insistere sul pedale dell’acceleratore per andare a velocità sostenuta. Non era necessario. E poi non c’era gusto.
Da Napoli a Roma finestrini aperti, radio spenta ed io che cerco di ricordare a memoria la successione delle uscite (viene prima Anagni - Fiuggi e poi Colleferro? O viceversa?).

Scivolo alle spalle dell’abitato della Capitale come una mosca silenziosa dietro la nuca di una signora irascibile, che in quel momento sonnecchia anche lei. Comunque non avevo intenzione di dare fastidio. Fendo il tratto Sabino e ad Orte saluto l’A1, che andrà a perdersi in malinconiche pianure. La statale lascia intravedere Narni e Terni, io sterzo verso San Gemini.

San Gemini di notte

San Gemini di notte

Le terme di San Gemini, naturalmente. L’acqua minerale San Gemini dalle sue qualità uniche, ovvio. Ma siamo nei giorni in cui si terrà la Giostra dell’Arme e sarà delirio di cappa e spada. San Gemini è infatti un borgo medievale conservato in maniera straordinaria, con mura, porte, cancelli, vicoli e  stradine d’ordinanza. Durante questo evento darà il meglio di sé.

La sera è un turbinio di turisti e di attrazioni. Ci sono gli sbandieratori che “assaltano” di corsa Piazza San Francesco, gremitissima di folla e danno il via a dei numeri coreografici impressionanti. In un angolo della stessa piazza c’è nientedimeno un vero maniscalco che batte sull’incudine le medaglie commemorative della Giostra e risponde con cortesia a chiunque gli chieda lumi sulla festa. Lui sa tutto di tutto.

Ma signori, cavalieri e servi della gleba medievali non potevano immaginare che, secoli dopo, quei luoghi avrebbero assistito ad assalti e assedi di ben altra natura: l’assalto alle taverne, che propongono le portate di quei tempi ancestrali. Mi hanno segnalato che ce ne sono due o tre gettonatissime. Ne scelgo una e faccio segnare il mio nome dal cameriere all’ingresso e intanto vado a fare un altro giro: mi ha detto che ci sarà da aspettare almeno un’ora e venti.

Salgo e scendo il borgo incontrando più volte le processioni storiche delle due parti cittadine che domani si sfideranno alla giostra: la Rocca e la Piazza. Le processioni sono interminabili e guai a cercare di attraversarle mentre stanno passando: gli anziani del luogo non si faranno scrupoli a sgridarvi pubblicamente, come vedo accadere per un paio di quindicenni evidentemente ancora troppo giovani per essere consapevoli di questo “sacrilegio”. Adoro i posti come questi, dove è così sentita la propria tradizione. La propria identità, in definitiva.

Porta Romana

Porta Romana

Il pomeriggio del giorno dopo c’è finalmente la Giostra d’Arme e l’atmosfera è densa di tensione e agonismo come una finale di Champion’s League! La gente delle due contrade si riversa nel campo occupando due settori distinti, piazzando striscioni con riferimento alle figuracce della parte avversaria nelle passate edizioni ed alla reputazione dei fantini che da lì a poco scenderanno in piazza con i loro destrieri. In pratica ognuno di questi moderni cavalieri (tre per ogni parte) dovranno fare un giro di piazza, infilare con una lancia un anello appeso ad un filo lungo il percorso ed alla fine lanciare l’arma contro una sagoma di cavaliere con differenti zone di punteggio a seconda di dove la si colpisce.

Non si può rimanere neutrali. Anche chi non è del posto finisce per tifare i “rossi” (la Rocca) o i “verdi” (la Piazza) per simpatia o trasporto del momento. Alla fine la vittoria se la aggiudica, anche quest’anno, la squadra storicamente più titolata. Gli avversari sbaraccano gli striscioni in silenzio e si ritirano mesti, mentre tutti gli altri portano in trionfo i propri vittoriosi beniamini.

Mi ritrovo lessato e ansante  per essermi lasciato contagiare dalla competizione. Che sete che mi è venuta! Vado a procacciarmi una limonata. Anzi, vado a vedere se esiste davvero la fontana pubblica da dove, mi hanno detto, sgorga proprio acqua minerale. San Gemini, ovvio.

(Foto 1 di Alberto Gagliardi, Foto 2 di Maselluzzo)

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