16 Dicembre 2008

Pozzuoli, un tuffo nell’Ade della storia

di Elena Cuomo (Blog Pozzuoli. Alla Scoperta della nostra Italia)

Aria di miti e leggende aleggia su Pozzuoli. Le sue origini risalgono a tempi antichi, dai greci ai romani, dai normanni agli aragonesi, tutto è storia e mistero.
Avvolta nella zona dei Campi Flegrei si inebria di un’atmosfera fiabesca in cui il passato sembra offuscare il presente.
Il toponimo pare connesso a puteus “pozzo”, o puteo “puzzo” probabilmente per le esalazioni solfuree della zona.

Porto di Pozzuoli

Porto di Pozzuoli

Il Santo protettore della città è San Gennaro e a lui è dedicata l’omonima Parrocchiale. La chiesa custodisce una piccola pietra su cui è visibile una macchiolina rossa che si dice essere il sangue del Santo. E. come raccontano i puteolani, quando a Napoli avviene il popolare miracolo del sangue la pietra aumenta il suo rossore.
Secondo la leggenda, ai tempi delle irruzioni saracene, la statua del santo fu deturpata del naso con un colpo di scimitarra. Artigiani di ogni calibro furono incaricati per la sua ricostruzione, ma nessuno riuscì a modellare la parte in modo da omologarla al resto. Intanto ad un gruppo di pescatori, tirando su le proprie reti, capitò di trovare più volte una pietra con la forma di un naso, che puntualmente rigettavano in mare. Un giorno uno di loro, scrutandola meglio, si rese conto che era proprio il naso mancante alla statua.
Come per miracolo, quando fu portata davanti alla scultura, la pietra scivolò dalle mani del pescatore e si posizionò al suo posto.

Le leggende legate ai pescatori non sfumano mai. Difatti la città dà il suo primo buongiorno proprio a loro. Nella zona del porto, verso le tre del mattino, i pescatori, con tinozze cariche di pesce, iniziano il mercato. Tutto si anima come fosse l’ora di punta, il baccano dei commercianti e le richieste dei clienti riecheggiano nell’aria che accarezza i cittadini ancora supini nei loro letti a dormire.

Più di una volta sono stata a Pozzuoli e mille sono state le bellezze che mi hanno avvolta e cullata, mille i richiami storici della città natale di Sophia Loren.
Passeggiando per le strade mi sono fermata davanti alle vetrine dei negozietti caratteristici, dei caffè e davanti al meraviglioso panorama del lungomare.
Ma ho potuto anche tuffarmi nelle memorie storiche dei monumenti. Il Duomo, per esempio, costruito sulle rovine di un antico tempio augusteo e ristrutturato più volte per l’eruzione del Vesuvio, conserva ancora i lineamenti del preesistente tempio.

Una delle strutture non ancora restaurata e, ovviamente, protetta è l’Anfiteatro Maggiore o Anfiteatro Flavio. Costruito ai tempi di Nerone e Vespasiano, si colloca al terzo posto in tutta Italia per le sue dimensioni. La parte meglio conservata è quella dei cunicoli, in più piani, con una serie di gallerie e celle che custodivano le belve da aizzare contro il gladiatore nell’arena.
Fiancheggiare questo antico teatro è un salto nella storia, come se si riuscisse a rivivere il pathos degli attori e la gioia degli spettatori per una nuova rappresentazione.

Tempio di Serapide

Tempio di Serapide

Purtroppo Pozzuoli ha da sempre subito il problema del bradisismo che, nel 1970, ha provocato una massiccia evacuazione dalla zona.
Gli spostamenti della terra sono stati a lungo misurati attraverso il bellissimo Tempio di Serapide nel centro della città.
Le colonne in marmo dell’antico macellum romano sono piene di tacche di livello i cui segni sono stati fatti da molluschi, abitanti dei pilastri.

A rendere ancor più pittoresca Pozzuoli è la Solfatara, cratere di un vulcano ormai spento. I suoi fumi d’anidride solforosa e i getti d’acqua a temperatura molto alta, pur provocando uno spiacevole odore nella zona circostante, restano una delle attrazioni turistiche più visitate dell’area flegrea. Addirittura in passato tali esalazioni venivano usate a scopo terapeutico.

Una città che fa storia, leggenda, ma anche opere letterarie. La zona di Cuma, per la precisione, è citata nell’Eneide di Virgilio. Proprio lì dove ci sono i resti dell’antica Cuma sorge il vero antro della Sibilla, la grotta tenebrosa in cui viveva la sacerdotessa.
Forse, però, il luogo più suggestivo è il lago di Averno. Da qui sia Enea che Ulisse scesero negli Inferi, come fosse una porta per l’Aldilà.

Insomma, questa è Pozzuoli, l’agorà del mistero, dell’Ade e delle profezie. Una città i cui vicoli e piazze bruciano ancora sotto i piedi del calore degli antichi popoli.

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