Ciro Biondi è nato a Napoli e risiede a Pozzuoli. Giornalista, si occupa prevalentemente del comune di Pozzuoli e della zona flegrea. Collabora con varie testate giornalistiche. Dal 2001 scrive per il mensile della Diocesi puteolana. Ha un blog (www.cirobiondi.it) e negli ultimi anni si è dedicato all’organizzazione di uffici stampa di eventi ed organizzazioni sociali e culturali; si occupa anche di comunicazione istituzionale. Nel 2010 ha vinto, per la sezione carta stampata, il Premio Internazionale “Giovani Giornalisti per Napoli” organizzato dal Rotary Club di Napoli e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
Quando è nata la passione per il giornalismo e soprattutto questo legame così forte per Pozzuoli?
La passione del giornalismo nasce con la mia curiosità. E’ una cosa che porto con me dai primi anni di vita. Buona testimone è mia mamma da sempre mia sostenitrice; è una caratteristica che, spero, mi accompagni per sempre. Il giornalismo dà l’opportunità di conoscere da vicino tante cose. Quando poi vuoi conoscere e capire la tua storia, la tua terra, il tuo quartiere, la tua città, allora il legame tra professione e vita quotidiana diventa forte. Il giornalismo sul territorio è un modo di partecipare alla vita sociale, politica ed economica della tua gente.
Quanto incidono le caratteristiche territoriali sulla tua professione?
Molto. Un esempio: per fare bene il tuo lavoro devi conoscere la storia della tua terra. E oltre 2500 anni non sono pochi! Chi opera sul territorio si rende conto che viviamo in un sistema territoriale omogeneo, integrato con quello degli altri comuni dei Campi Flegrei. Pozzuoli è una città complessa; è policentrica, articolata con una serie di problematiche diverse tra zona a zona. Ci sono quartieri-città come Toiano o Monterusciello che hanno caratteristiche forti: degrado, mancanza di servizi, mancanza di riferimenti socio-culturali e grande incidenza di alloggi di edilizia popolare.
Vi sono modalità particolari per raccontare il comune puteolano?
È un territorio che dal punto di vista della comunicazione è oscurato dalla metropoli napoletana. Per raccontare Pozzuoli bisogna camminare tra la gente, scoprire le suggestioni del passato e della natura che, nonostante le devastazioni compiute dagli uomini, continuano a sorprendere. Da questa esperienza viene naturale immaginare le soluzioni che possano migliorare la struttura sociale ed economica. In qualità di giornalista bisogna partecipare al miglioramento, seguirne lo sviluppo: capire di essere al servizio del futuro del territorio.
Quali sono gli argomenti più ricorrenti nel giornalismo di questo territorio?
C’è molto da raccontare. Purtroppo c’è anche tanta cronaca nera. Dall’altro lato esiste un grande fermento culturale caratterizzato da un forte e intraprendente associazionismo; segno che tra la popolazione c’è grande voglia di privilegiare e valorizzare il patrimonio culturale che fa invidia al mondo intero. Valorizzazione che passa anche dalla possibilità di creare occupazione e quindi sviluppo economico. Sono fenomeni da seguire e da non sottovalutare.
Al di là del lavoro, in quali altre realtà locali sei coinvolto?
In varie attività. Da giovanissimo mi sono occupato di associazionismo e volontariato. Ma i miei interessi sono anche la storia locale, la cultura e la politica. Ho le mie idee politiche e non le ho mai nascoste. Tuttavia sono apprezzato per questa mia sincerità e per l’equilibrio con cui esercito la mia professione. Il mio essere legato al territorio, però, non deve far pensare che io sia un campanilista. Anzi. Ho sempre viaggiato, anche all’estero, e trovo interessante conoscere e capire come si vive altrove. Non viaggio solo per divertimento, ma sempre per apprendere. In più occasioni ho avuto modo di organizzare e partecipare ad iniziative e dibattiti per promuovere, soprattutto nelle scuole, il dialogo tra i popoli.
Da fine e dettagliato conoscitore di Pozzuoli, potresti in poche parole descriverne le parti più peculiari?
È una zona che ha potenzialità enormi: mare, laghi, lagune, vulcani, paesaggi, monumenti. Tuttavia il giacimento più grande sono le risorse immateriali: la storia, la memoria. I Campi Flegrei sono un patrimonio dell’umanità.
Quali stimoli può dare alla tua carriera un premio internazionale tanto prestigioso come quello a te assegnato dal Rotary Club per “Giovani giornalisti per Napoli” patrocinato anche del Consiglio Nazionale dell’ordine dei Giornalisti e accompagnato anche dalla Medaglia del Presidente della Repubblica?
È stata per me una cosa molto importante. Ed è anche esperienza che, spero, possano fare tanti altri colleghi che, come me, lavorano duramente ed onestamente da anni. La cosa più bella è, senza dubbio, quella di aver avuto un premio solo perché è stato valutato il tuo lavoro. Io non conoscevo gli amici del Rotary. E poi mi fa piacere che a giudicarmi siano stati illustri membri di uno storico e prestigioso sodalizio di carattere mondiale, ma anche giornalisti importanti come Virman Cusenza, direttore de Il Mattino, Alfonso Ruffo, direttore de il Denaro e Ottavio Lucarelli, firma di Repubblica e presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania.
Tu che sei anche un blogger, come credi cambi il racconto del territorio con le nuove tecnologie web 2.0?
È cambiato tanto. Il web aiuta a farci conoscere. Molti soggetti – associazioni, aziende, comitati - hanno un sito, un blog. Tantissimi utilizzano Facebook. Spesso capita di conoscere sulla rete una persona che vive a pochi passi da te e fa una cosa interessante: dall’incontro è possibile che vengano fuori dei progetti in comune. L’esperienza del blog invece è molto interessante. Ogni giorno ci sono centinaia di persona che leggono le mie pagine.
Tra la stampa tradizionale e le nuove piattaforme informatiche, quali reputi più efficaci nell’informare i cittadini?
Tutti i mezzi di comunicazione sono importanti. Per lavorare bene bisogna integrarli tra di loro. Ci sono strumenti che bisogna privilegiare, come il web e la carta stampata. Ma non bisogna tralasciare anche mezzi più tradizionali. Tuttavia è necessario fare una precisazione: una cosa è la semplice comunicazione di un evento e un’altra è l’informazione. Nel primo caso vanno bene moltissime delle piattaforme del web 2.0. L’informazione invece richiede professionalità, risorse umane ed economiche che non sempre è facile reperire.
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