L’aperitivo, si sa, è per definizione milanese. Anche se è ormai un’abitudine in quasi tutte le città italiane e si è un po’ snaturata nel tempo.
Non è più solo una pausa dopo il lavoro, preludio dei pasti, è diventato negli anni un’alternativa soprattutto alla cena, grazie alla moda sempre più diffusa dell’happy hour e dei buffet abbondanti.
Una tappa d’obbligo a Milano per chi volesse gustare un aperitivo “storico” è il caffè noto come “Zucca in galleria” o “Camparino”.
È un bar antico al centro della città, davanti al Duomo, proprio sotto la Galleria Vittorio Emanuele II.
È un luogo simbolo del capoluogo lombardo che ha visto come clienti Verdi e Toscanini all’uscita dalla Scala e che è stato ritratto anche nel celebre dipinto “Rissa in Galleria” da Umberto Boccioni.
Tra i frequentatori di questo locale glamour che ha fatto la storia della città c’erano personaggi come Giacomo Puccini, Edmondo De Amicis, Arrigo Boito o Attilio Manzoni, fondatore della prima agenzia di pubblicità italiana. Anche Giovanni Battista Pirelli, Fausto Coppi e Totò hanno sorseggiato un buon caffè nel bar che era anche tra i preferiti di re Umberto I.
Il Gran Caffè Zucca è aperto da circa un secolo e mezzo ed è stato chiuso solo nel giorno della morte dello scrittore Alessandro Manzoni.
Il locale è nato nel 1867 insieme alla Galleria Vittorio Emanuele grazie a Gaspare Campari, arrivato a Milano da Novara per fare il cameriere.
A Campari si devono il “Fernet” e il “Bitter”, con i quali diventò famoso in tutta la città.
In realtà il primissimo bar si trovava dove ora c’è l’Autogrill; da allora fu un girotondo di proprietari e nomi: da “Camparino” a “Zucca in galleria”, fino a “Miani” e di nuovo “Zucca in Galleria” nel 1996.
L’immagine è però rimasta la stessa, sedimentata durante gli anni tanto che il Comune di Milano ha conferito la Medaglia d’Oro di benemerenza Civica a Orlando Chiari che è titolare dal 1999 dello storico caffè.
Il signor Chiari, come tutti coloro che l’hanno preceduto, gestisce il bar ma i locali sono e rimangono di proprietà del Comune. Il motivo del suo riconoscimento è l’impegno nel tramandare la prestigiosa tradizione; “Zucca in Galleria” è anche il primo caffè a far parte dell’Associazione Locali Storici Italiani.
Qui, sotto la Galleria Vittorio Emanuele II, il rito dell’aperitivo è anche una questione di stile, un rito di sorseggiare sullo sfondo dei mosaici e dei decori liberty voluti da Guglielmo Miani che rilevò il locale negli anni ‘60. Di notevole pregio anche il bancone intarsiato da Eugenio Quarti, famoso ebanista del ‘900, e i lampadari di Mazzuccotelli che realizzò la struttura in ferro battuto.
Al caffè è collegato il famoso e omonimo amaro rabarbaro Zucca, la cui ricetta si deve a Tilde Beduschi, moglie di Ettore Zucca.
Il liquore sarà destinato a diventare uno dei simboli di Milano.
E il rabarbaro è anche uno degli ingredienti fondamentali di due aperitivi tipici meneghini: il Zucca e seltz con amaro - ghiaccio tritato, seltz e scorza d’arancia - e lo scheckerato che si ottiene sempre con il rabarbaro, ghiaccio, liquore di vaniglia.
1 commento a “Caffè Zucca, il vero aperitivo milanese tra storia e cultura”
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Forte! Non sapevo che Gaspare Campari fosse di Novara (come me) Comunque Il Caffè Zucca è un caffè coi baffi, di nome e di fatto basta vedere le immagini di Orlando Chiari in questo video dove il bar zucca inaugura il nuovo dehors: http://www.youimpresa.it/video/camera-news/il-salotto-di-milano-si-rinnova