20 Gennaio 2009

Il gioiello barocco fra tradizione e fiction…

di Maria Salerno (Blog Scicli. Alla Scoperta della nostra Italia)

Una specie di montagna del Purgatorio, coi gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene”: così Pier Paolo Pasolini descriveva Scicli, incantevole gioiellino barocco incastonato fra le colline e il mar Mediterraneo, a pochi chilometri da Ragusa e Modica.

La descrizione che ne fornisce il celebre scrittore nativo di Bologna fa riferimento alla città vecchia, che sorse per l’appunto all’incirca tremila anni fa su una montagna – il monte San Matteo – dove ancora oggi è possibile scorgere dei sepolcreti scavati nella roccia.

Scicli - Veduta Panoramica

Scicli - Veduta Panoramica

Scicli (che deriva secondo alcuni da Sikla, che in greco indica il secchio che raccoglie il latte appena munto, o secondo altri da Siclis, appellativo con cui anticamente erano conosciuti i Siculi) è risorta, meravigliosamente barocca, dalla ceneri in cui fu ridotta dal terribile terremoto del 1663.

Oggi ha conosciuto un notevole sviluppo, dovuto soprattutto al turismo, e fa parte delle Città tardo barocche della Val di Noto, il complesso di comuni che nel 2002 l’UNESCO ha ritenuto di dover inserire nella lista dei siti patrimonio dell’umanità in quanto “espressione del genio esuberante dell’arte e dell’architettura del tardo Barocco“.

E Scicli è il trionfo del barocco: barocco è il Palazzo Beneventano che il critico Anthony Blunt definì “il più bello della Sicilia”; barocchi sono gli splendidi palazzi che circondano piazza Italia, Palazzo Spadaro e Palazzo Fava, nel cuore della cittadina; barocca è la Chiesa Madre della Madonna delle Milizie, ricca di preziosi stucchi dorati e antichi affreschi.

Alla Madonna delle Milizie, iconograficamente rappresentata a cavallo, è anche dedicata una delle più antiche celebrazioni cittadine. La festa intende rievocare la guerra fra Saraceni e Normanni, che si disputò nel 1091 per la conquista della città e che vide il trionfo della cristianità guidata da re Ruggero. La leggenda vuole che ci fosse stata l’intercessione della Madonna a cavallo in questa vittoria e che proprio per questo il re fece erigere una chiesa in suo onore.
Degni di nota anche San Matteo e le rovine del castello.

Seppur, parlando di Scicli, ci troviamo di fronte a una storia millenaria e una tradizione antichissima, a consacrarla a livello nazionale sono state le avventure televisive del Commissario più famoso d’Italia: vale a dire Salvo Montalbano.
Non tutti ne sono a conoscenza, infatti, ma proprio a Scicli, insieme ad altre perle iblee di rara bellezza, sono state girate le scene nelle quali ha trovato ambientazione il genio letterario di Andrea Camilleri.
Il celeberrimo commissariato di Vigata altri non è se non il Palazzo Comunale di Via Mormino Penna e la Questura di Montelusa il Palazzo Iacono.

Scicli vanta, inoltre, un’ottima tradizione gastronomica derivante dalle diverse dominazioni che nei secoli si sono susseguite sul suo territorio e che gli hanno lasciato un’eredità di gusti, sapori e tradizioni fra le più svariate. Negli anni si sono combinate in un mix irresistibile fatto di carni prelibate, formaggi dal sapore autentico, miele delicato, mandorle, cereali, olive, estratto di pomodoro e pomodori secchi.
Non bisogna, infine, dimenticare il pesce (seppie, polipi, gamberi, tonno, acciughe, sarde, sgombri, orate, spigole, cernie, triglie): autentico trionfo della tradizione marinara.

(Foto di Giuseppe Troncale, per gentile concessione)

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