4 Febbraio 2009

Le emozioni di una città conservate in un Museo

di Elena Cuomo (Blog Napoli. Interviste Guide Turistiche)

Intervistiamo su Napoli e sul Museo Archeologico Nazionale Pina Esposito, guida turistica autorizzata della Campania.

Quando è cresciuta in te la voglia di diventare una Guida Turistica?
Già da quando avevo dieci anni è nata in me la passione per le lingue e per le culture classiche che mi ha portato, poi, ad interessarmi alle origini greche di Napoli, la mia città. Per questa ragione ho scelto di intraprendere una formazione da filologa e da archeologa classica tramite cui ho potuto intraprendere questa professione.

Qual è la cosa che più ti appassiona della tua attività?
Mi entusiasma molto incontrare nuove persone, prevalentemente non italiani, desiderosi di conoscere le bellezze storiche, artistiche, archeologiche e naturalistiche della mia regione. Mi rapporto a loro come se mi trovassi in completa unione culturale con chi ha voglia, come me, di scoprire ciò che ancora non conosce, senza rintanarsi nel proprio paese.

Quali sono le bellezze della Campania che prediligi?
Preferendo itinerari a carattere storico-archeologico, propongo, e mi richiedono, soprattutto visite al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e agli Scavi di Pompei ed Ercolano, i miei “cavalli di battaglia”. Tuttavia ci sono delle meraviglie storiche proprio nel centro della mia città che amo far scoprire ai turisti. Una di queste è la cosiddetta Spaccanapoli, che rappresenta un continuum incomparabile di arte, storia, mitologia, religione, folclore, magia e superstizione che si prolunga già da ben 25 secoli.

Parlaci un po’ del Museo Archeologico di Napoli
Prima di tutto vale la pena ricordare che è il più antico museo archeologico e il più importante per ciò che concerne la storia dell’arte e l’archeologia greco-romana, in Europa. E’ un bellissimo palazzo del Cinquecento, nato come stazione militare all’epoca dei viceré spagnoli e poi diventato la sede dell’Università di Studi di Napoli “Federico II”, con il nome di “Real Palazzo degli Studi”. Alla fine del Settecento, però, per volere di Ferdinando IV di Borbone, fu trasformato nel “Reale Museo Borbonico”, destinato ad ospitare le straordinarie sculture della Collezione Farnese (ereditata dal padre Carlo III di Borbone, figlio dell’ultima Farnese, Elisabetta Granduchessa di Parma e Piacenza) e i tesori riportati alla luce dagli scavi di Pompei ed Ercolano sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C. Gli scavi, tra l’altro, furono promossi dallo stesso Carlo III, uno dei migliori re che il Sud Italia abbia mia avuto, statista, studioso del passato della sua terra d’adozione, che imparò anche il napoletano per capire le richieste dei suoi sudditi.
In questo museo, in particolare nella maestosa “sala della Merdidiana”, più grande della Cappella Sistina di Roma, si può ancora percepire la grandeur di Napoli in epoca borbonica, la “Parigi del Sud”. Una città talmente raffinata e vivace dal punto di vista culturale e intellettuale da spingere, ad esempio, il parigino Hilare Degas, nonno del celebre pittore, a decidere di diventare napoletano, lasciando la sua Parigi per una città che gli sembrava evidentemente superiore in bellezza e fascino.
Un forte orgoglio ed un caloroso entusiasmo mi attraversa il corpo e la mente quando racconto ad un americano o ad un francese il glorioso passato della mia città, che non è sempre stata una “Gomorra” sopraffatta da corrotti politici, delinquenti e sommersa dai rifiuti!

In che periodo il Museo è più visitato?
Credo che il periodo in cui i visitatori si affollano per visitare il Museo siano i mesi di gennaio e febbraio. Nonostante ciò anche in altri mesi dell’anno la città gode di un ampio flusso di turisti che puntualmente, tra le tappe, sceglie anche il Museo.

Cosa incuriosisce di più i turisti?
Accompagnando i turisti al museo, noto che si mostrano interessati particolarmente alla zona dedicata ai reperti dell’area vesuviana scavati sotto diversi strati di lava. Tuttavia con tristezza e rammarico devo confessare che c’è un’altra cosa che richiama l’attenzione dei visitatori, ossia la quasi assoluta indifferenza del personale (custodi, funzionari e direttori) e che non vi è nessun tipo di protezione materiale (vetrine, sistemi d’allarme e simili) per questi capolavori, né vi è una turnazione per controllare i beni del museo.

Quali tipologie di turisti visitano la città?
Non c’è una singola tipologia di turisti. Stranieri da ogni nazione, desiderosi di scoprire le meraviglie storiche e archeologiche di una città ricca d’arte, affollano le antiche stradine dal passato che risuona delle dominazioni di più popoli.

Ricordi un aneddoto particolare?
Anni fa, durante un giro nel Museo, incontrai colei che è poi diventata la mia “sorella” americana, Susie, una donna gentilissima, generosa e raffinata, esperta di storia ed arte francese. La cosa che mi colpì fu il terrore che provava stando seduta in taxi nel traffico napoletano. Nonostante non abbia superato questa fobia, periodicamente ritorna in città, affronta il suo “demone” per spostarsi con me, che la rassicuro, ogni volta, abbracciandola e parlando d’altro per farla distrarre. Da allora ha incominciato ad amare Napoli, in cui, dice, non potrebbe mai vivere (troppo caotica e senza regole), ma della quale in fondo non sa fare a meno. Quindi, attirata da una calamita interiore ogni anno ritorna ed insieme scopriamo un dettaglio nuovo, un balcone, uno sguardo di un passante, una strada, che ci lascia una grande emozione ed un ricordo comune che solo io e lei condividiamo.

(Foto per gentile concessione di Pina Esposito)

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