Secondo alcuni studiosi, il Carnevale di Putignano affonda le sue radici ben oltre seicento anni fa, addirittura in epoca classica, quando la Puglia era parte della Magna Grecia e i culti dionisiaci erano qui sicuramente molto comuni. Il carnevale quindi come versione cristiana di antichi culti pagani? Forse, ma più probabilmente tutto qui è cominciato il 26 gennaio del 1394 in pieno medioevo.
In quel tempo la Puglia era soggetta a continui attacchi e scorrerie da parte dei pirati saraceni. I Cavalieri di Malta che difendevano alcuni centri della costa pugliese, fra cui la vicina Monopoli, decisero di trasferire le Reliquie di Santo Stefano custodite nell’omonima Abbazia per sottrarle al pericolo di essere rubate o profanate. Così le sante reliquie furono trasportate dall’Abbazia di Santo Stefano sul mare, alla più sicura Putignano, nell’entroterra. Tutto il popolo festante accompagnò la processione fra canti e balli dando inizio così al celebre Carnevale di Putignano.
Uno dei carnevali più antichi d’Europa, quindi, ed è anche uno dei più lunghi poiché inizia il 26 dicembre. Il giorno di Santo Stefano a Putignano secondo la tradizione si celebra la Festa delle Propaggini: sulla piazza del paese si alternano poeti dialettali che mettono alla berlina il mal costume (particolarmente quello dei politici locali) attraverso versi in rima che probabilmente non finiranno nei libri di letteratura ma che sanno colpire nel segno. Ovviamente non mancano battute sulle peggiori abitudini dei putignanesi e allusioni sessuali. Quale miglior modo di finire l’anno se non facendosi una bella risata su ciò che non va? Così il giorno dopo Natale si parte, l’appuntamento successivo è quello per il 17 gennaio festa di Sant’Antonio Abate. Recita un detto popolare pugliese: Sant’ Antun, masch’r i’ ’ssuun, ovvero ”Sant’Antonio maschere e suoni”. Si può dare inizio al Carnevale vero e proprio con un susseguirsi di feste e tradizioni.
Ogni settimana di giovedì viene “festeggiata” una determinata categoria: il primo giovedì è dedicato ai Monsignori, poi viene la settimana successiva i preti, le suore, poi si passa ai vedovi, ai pazzi (uomini non sposati), le donne sposate e infine quello degli uomini sposati (detti malignamente dei cornuti)
Secondo un altro antico proverbio: Quando vien la Candelora_de l’inverno semo fora;_ma se piove o tira il vento_de l’inverno semo dentro. Nel giorno della Candelora il 2 febbraio, si celebra la Festa dell’Orso. Anticamente si riteneva di poter capire l’andamento dell’inverno dal comportamento degli orsi: se restavano o meno nelle tane. L’antico sapere delle genti rivive oggi in piazza grazie ad una performance teatrale.
Ma l’evento per cui il Carnevale di Putignano ha conquistato fama a livello nazionale fino a diventare il più importante Carnevale del Sud Italia è la sfavillante sfilata dei carri allegorici di carta pesta che si tiene il Martedì Grasso e le tre domeniche precedenti.
Carta, acqua e farina assumono nelle mani dei mastri cartapestai di Putignano le forme più varie. Il lavoro è lungo e attento anche perché la competizione per il carro più bello è molto sentita. Il soggetto preferito sono i potenti, in particolare i politici nazionali.
A Putignano non si fa satira, ma sberleffo allo stato puro. Più che di raffinata ironia qui si vuole ridicolizzare il potente tramite anche la caricatura dei volti, finendo per renderlo sicuramente più simpatico. Il Carnevale di Putignano è infatti una festa popolare al 100%, scandita non a caso dal calendario liturgico. Non c’è nessun biglietto da pagare, nessuna restrizione, non si riceve nessun invito. Si va e basta.
L’intera comunità cittadina è coinvolta nella realizzazione dell’evento a partire dai bimbi delle scuole elementari che mascherati partecipano alle sfilate fino ai vecchi maestri dell’arte della carta pesta, ai negozianti, al comune ed alle associazioni, i gruppi organizzati e le scuole di danza, fino ai gruppi di amici che si mascherano a tema.
Farinella, la maschera simbolo della manifestazione, prende il suo nome da un piatto, antico e popolare anch’esso: la farinella appunto. Si tratta di una sorta di farina ottenuta da ceci e orzo abbrustoliti e pestati in un mortaio. Si mangia cotta con brodo e accompagnata alle classiche ciocorielle pugliesi.
Le ultime carnevalate sono l’estrema unzione del Carnevale, che entra in scena il lunedì precedente il carnevale, con un gruppo mascherato in abiti clericali che gira il paese impartendo una finta benedizione, ed infine il funerale del Carnevale simboleggiato da un maiale in carta pesta che a fine manifestazione viene bruciato nella piazza del paese, mentre risuonano gli ultimi rintocchi della Campana dei Maccheroni: una campana fatta anch’essa di carta pesta. Finché suona i maccheroni si possono mangiare, quando tace comincia la Quaresima.
Negli ultimi anni inoltre è stata aggiunta un’ulteriore sfilata di maschere che si tiene in estate, il secondo sabato di luglio.
(Foto di ghimpresaturistica in licenza Creative Commons)
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