San Giuseppe da Copertino (al secolo Giuseppe Maria Desa) nacque a Copertino in provincia di Lecce il 17 Giugno del 1603. Durante l’infanzia non poté frequentare la scuola a causa di diverse malattie. In giovane età tentò di diventare un calzolaio senza riuscirvi. Poi sentendosi chiamato alla vita religiosa decise di entrare nell’ordine francescano, ma gli fu chiusa anche questa via: i frati lo respinsero per la sua assoluta ignoranza.
Giuseppe non si diede per vinto. Cominciò a studiare sotto la guida dello zio Francesco riuscì ad entrare nei novizi. Sottoposto a nuovi esami li superò brillantemente grazie all’intercessione della Madonna e all’impegno negli studi. Durante la sua vita divenne molto famoso e fu considerato santo già in vita. Ciò naturalmente destò l’interesse della Santa Inquisizione, infatti gli erano state attribuite molte guarigioni, ma destava ancor più scalpore il fatto che durante le sue preghiere caduto in stato di estasi Giuseppe lievitava in aria.
È interessante notare che a differenza di molti altri santi venerati dalla Chiesa, il culto di San Giuseppe da Copertino si fonda su documenti storici ben accertati. In questo caso non siamo di fronte ad una leggenda edificante tramandata oralmente per secoli, ma ad un autentico mistico di cui scrive mentre egli è in vita.
Fonte storica attendibile sono i documenti della Santa Inquisizione che dopo aver accertato il fatto che Giuseppe effettivamente volasse, non trovò nulla di male in lui. Non fu quindi perseguitato, ma i suoi superiori preferirono spostarlo in monasteri isolati, prima ad Assisi e poi a Pietrarubbia e Fossombrone, infine a Osimo dove morì.
La Chiesa Cattolica lo ricorda come il protettore degli studenti e degli aviatori.
A Copertino oggi si può visitare la stalla in cui è nato, e il poco distante Santuario in cui si custodisce il suo cuore del santo giunto da Osimo nel 1953. Ma il luogo forse più importante del culto del Santo dei Voli (così come è sempre stato chiamato) è il Santuario della Madonna della Grotta, a un paio di chilometri fuori dalla città, dove San Giuseppe si recava per pregare. Il comune ha approntato un percorso turistico detto “Le vie del Santo” che illustra tutti i luoghi a lui collegati.
È sempre stata grande la devozione popolare intorno a questo santo: tantissimi i luoghi dedicatigli nel mondo: chiese, strade, monasteri. Fra questi vi è un ruscello in California Arroyo San José de Cupertino (oggi detto Stevens Creek ) nelle cui vicinanze sorse una città: Cupertino famosa oggi in tutto il mondo per essere il cuore tecnoogico della Silicon Valley. A Cupertino ha sede fra le altre la famosa azienda di computer Apple di Steve Jobs. Cupertino e Copertino sono gemellate.
Una sola vocale di differenza fra i nomi delle due città, così come una sola vocale differenzia il nome del vino prodotto in zona il Negroamaro, dal nome di uno dei più famosi gruppi rock italiano i Negramaro i cui componenti, non a caso, sono tutti nati in zona. Andrea Mariano, il pianista del gruppo è appunto di Copertino. Il nome Negroamaro designa sia un vino che il vitigno e sembra che derivi dalla ripetizione della parola nero in latino niger e in greco maru, oppure secondo altri si allude al colore scuro e al sapore amaro. Le uve del negroamaro sono presenti in quantità variabili in quasi tutti i vini Doc di Puglia. Il vino Negramaro vero e proprio è intenso, lievemente amaro e si presta molto bene alla produzione di rosati.
Infine è da ricordare il castello cittadino: una fortezza di stampo rinascimentale che ingloba al suo interno precedenti strutture di epoca normanna e angioina. Nel 1540 fu ampliato per volontà di Alfonso Castriota sotto la direzione di Evangelista Menga un brillante architetto cui si devono anche la fortificazione di Malta e il castello di Barletta. Difatti il castello di Copertino è una riproduzione in piccolo di quello di Barletta, a cui però furono aggiunti fantasiosi decori barocchi assenti nella fortezza barlettana. Il castello di Copertino ha un tono di residenza nobiliare ed ospita la cappella di San Marco che contiene gli affreschi di Gianserio Strafella e due sarcofaghi (con i resti di Umberto Squarciafico e di suo figlio Stefano), opera dello scultore Lupo Antonio Russo.
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