29 Giugno 2008

Monreale, l’immobile voluttà

di Lorenzo Rulfo (Blog Monreale. Racconti di Viaggio)

Certo, non bastano le parole per descrivere Monreale, e non bastano le parole per descrivere la Sicilia. Non parlo di quantità di parole, dico che non è possibile, nemmeno per lo scrittore più bravo, o il pittore più esperto, tracciare la linea dell’emozione che dà la Sicilia e concretizzarla su una tela, su un foglio. Perché è impossibile non sentirsi su un differente meraviglioso pianeta. Si dice che al termine della creazione Dio, soddisfatto, baciò la terra. Il punto in cui posò le labbra era la Sicilia.

Personalmente mi è capitato più volte di dovermi recare su quest’isola, spesso per lavoro a Taormina o Palermo o, a volte, inseguendo la scia di qualche amore folle e sempre meraviglioso. Oggi la mia destinazione è Monreale, ospite di amici per qualche giorno, intento a correre per le strade di Palermo a più non posso, per assorbire tutto ciò che non ho ancora avuto modo di vedere.

Il viaggio dal Piemonte è decisamente lungo, 18 ore con piccole soste, da farmi rimpiangere di essere venuto in macchina. A vent’anni sono follie da fare, giusto? Ma all’arrivo non mi pesa la stanchezza del viaggio, perché la salita che porta al paese mi apre la vista sulla Conca d’Oro, la sterminata pianura che si staglia dalla Bagheria fino a Sferracavallo (quartieri di Palermo) un tempo interamente coltivata ad agrumeto ed ora, da decenni a questa parte, fiorita di ville, villette ed appartamenti, ma ugualmente incantevole.

Monreale - DuomoPoi sono nella villa di amici, la solita ospitalità siciliana, mi chiedono di riposare, c’è tempo per vedere Monreale, dicono, c’è tempo per vedere qualsiasi cosa. Rifiuto l’offerta, voglio uscire subito. Loro, i miei ciceroni, mi parlano del posto dove sono nati, della casa, dell’infanzia, soprattutto del duomo, costruito per volere di Guglielmo II in epoca medioevale vanto in tutto il mondo, unione fra architetture Europee e arabe; ma dopo poco che la macchina viaggia sulla strada, i discorsi si spostano sulle persone. E in meno di un’ora conosco uno per uno i trentamila abitanti di Monreale, uno dei comuni più vasti d’Italia come estensione territoriale.

Perché la Sicilia è fatta di genti, è fatta di sguardi, è fatta di calore. L’immobile voluttà che circonda ogni abitante, la sensuale dolcezza delle donne, il dolce e infinito sapere amare, perso ovunque, e conservato qui come una tradizione, come un monumento. Questa è la vera Sicilia, il capire, dopo mezz’ora di macchina, che se non scendessi per vedere Palermo, o qualsiasi altra meravigliosa città, non avrei comunque sprecato il mio viaggio, avrei colto ugualmente, finalmente, il senso di questa terra, di queste persone, di questi umori, di questo caldo. Perché è marzo, ma fa caldo.Monreale - Chiostro

La sera dormo il sonno del giusto, di chi è in pace con se stesso e in armonia con tutto ciò che è attorno, domani avrò modo di visitare meglio il duomo. Da Torino si sono raccomandati caldamente, non posso perdermi i mosaici bizantini rilucenti d’oro, nemmeno il chiostro e le sue 228 colonne gemine. Ma questo domani, oggi ho visto la Sicilia.

(Foto di run4unity e di Bex Ross in licenza Creative Commons)

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