Il sindaco di Pompei Claudio D’Alessio intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Pompei è una città a vocazione turistica che registra un numero di visitatori annuali superiore ai 5.000.000, associando il flusso turistico legato agli Scavi Archeologici a quello religioso che interessa il Santuario della Beata Vergine di Pompei. Un’affluenza di visitatori che non deve invidiare nulla ad altre città nazionali ed internazionali. Stiamo portando avanti un’idea di sviluppo della città che da un lato miri a razionalizzare al meglio la gestione del turismo, ma che nello stesso tempo non dimentichi le trentamila persone che vivono le difficoltà del quotidiano: il problema dei parcheggi, delle scuole, del tempo libero, delle strutture sportive, dei centri di aggregazione per le giovani generazioni
Oggi Pompei si presenta come una città in movimento, potremmo definirla una città “cantiere”. La nostra amministrazione ha messo in campo una serie di iniziative concrete e fattive affinché si incentivi la permanenza dei turisti in città. Il problema del turismo definito “mordi e fuggi” è considerato un problema atavico della nostra realtà: i turisti giungono per vedere gli Scavi, visitano le rovine nell’arco di una giornata e poi vanno via pernottando in altre realtà della provincia partenopea non stazionando sul territorio pompeiano.
Tre validi motivi per visitarla?
Sicuramente i primi due motivi sono scontati e conosciuti da moltissimi. Venire a Pompei vuol dire venire a toccare con mano e poter respirare la realtà dell’antica Roma. E’ un esempio unico al mondo di come si viveva al tempo dell’antico impero che dominò sull’intero globo allora conosciuto. Non solo è possibile vedere la città in piedi ma al tempo stesso è possibile coglierne i suoi tempi e le sue attività.
Un altro motivo è legato alla sfera religiosa e della solidarietà. Il Santuario della Beata Vergine e tutte le Opere realizzate dal fondatore Bartolo Longo, sono un esempio concreto di solidarietà cristiana nata attraverso la volontà di un laico. Giungere a Pompei vuol dire anche questo, poter vivere un momento di conciliazione con il divino, per coloro che credono, ma al tempo stesso offrire la possibilità a chi non crede di poter confrontarsi con tutta una serie di azioni legate al benessere del prossimo ed indirizzate alla Pace tra i popoli.
Il terzo motivo è rappresentato dalla pulizia che la città di Pompei può offrire ai suoi visitatori. Sono spiacente di dover affrontare questo punto e non avrei mai voluto, né avrei mai immaginato, di dover esser fiero di un aspetto che bisogna considerare di assoluta normalità nelle popolazioni che si considerano civili.
Pompei è una città che non è stata minimamente toccata dalla sciagura dei rifiuti, mai un solo sacchetto è stato abbandonato sul ciglio di una strada durante l’intera crisi, nemmeno nei momenti di massima acutezza delle stessa. Tutto ciò è il risultato di un’attenzione che l’amministrazione comunale non ha mai distolto nei confronti della gestione dei rifiuti. Nel marzo 2007 abbiamo iniziato in modo serio e concreto la raccolta differenziata, raggiungendo e superando il 35% a fine 2007. Tra qualche mese inizieremo il “porta a porta” sull’intero territorio pompeiano e da studi fatti ciò ci consentirà di superare in breve tempo il 50% di raccolta differenziata.
Chi ne ha fatto la storia?
Pompei nasce intorno al Santuario della Beata Vergine fondato dall’avvocato Bartolo Longo, beatificato dal Pontefice Giovanni Paolo II. Indubbiamente è lui la figura più forte della nostra storia comunitaria. Lui rappresenta le nostre radici, così come i suoi pensieri ed i suoi messaggi devono esser considerati punti di riferimento ed obiettivi a cui tendere. Quello che egli ha realizzato durante i primi decenni del secolo scorso è ancora assolutamente attuale e “moderno”. Sono contento che in questo frangente della nostra storia cittadina si stiano implementando azioni che riportano in luce ciò che egli aveva realizzato e che, purtroppo, la gestione dell’uomo aveva offuscato.
Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Sono diversi e difficilmente elencabili. Di certo per il suo esser culla di cultura, occasione di riconciliazione con il divino e, cosa non sempre pubblicizzata, essere nata sull’idea della Pace tra i Popoli. Pompei è una città della Pace e per la Pace. Di questo aspetto vado particolarmente fiero.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Io ho un’idea ben chiara della Pompei che sarà: una città che sappia far proprio quell’aspetto di realtà internazionale che tutto il mondo ci riconosce e che proprio i suoi cittadini spesso non ricordano. Diventare comunità internazionale vuol dire abdicare ad altri quel provincialismo che ancora caratterizza alcuni aspetti della nostra comunità. Noi siamo Pompeiani e di certo non è cosa da poco.
Per il potenziamento del comparto turistico, tra le iniziative principali ci sono: Parchi Tematici, previsti nel nuovo Piano Regolatore, con aree dedicate prettamente allo sviluppo di poli alberghieri; l’istituzione del primo Museo Archeologico sul territorio della nostra città; un Museo Civico su un intero piano di Palazzo de Fusco (sede del Comune) che tornerà ai vecchi splendori, attraverso un’opera di restyling già finanziata.
Sul versante dei servizi offerti alla cittadinanza, abbiamo dato inizio a un intervento concreto e strutturale in tutte le scuole comunali di ogni ordine e grado. Tra le altre opere in cantiere mi preme citarne una in particolare: la riqualificazione della Fonte Salutare, il cui completamento, previsto entro quest’anno, doterà la città di un polmone verde di oltre diecimila metri quadrati di verde pubblico ed attrezzato.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Mi piacerebbe che mi si chiedesse come vedo il futuro della mia città. Sono molto fiducioso ed ottimista, non solo per quello che cercheremo di realizzare nel breve e medio termine, ma anche per i progetti che la città sarà chiamata ad affrontare nel lungo periodo. Ho molta stima e fiducia nelle generazioni future ed in quelle che si stanno affacciando adesso alla vita pubblica, in ogni suo aspetto. Il mio auspicio è che si prenda coscienza della propria identità pompeiana, che la si ami perché l’amore per la propria comunità è il punto di partenza per affrontare qualsiasi sfida, anche quelle più difficili e che si teme esser insostenibili.
1 commento a “Essere pompeiani… non è cosa da poco”
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Qualità dell’accoglienza??? A Pompei???
Ma di cosa stiamo parlando?
E’ davvero scandaloso il modo in cui trattiamo i nostri visitatori:
bestie, null’altro che bestie!
E finiamola una buona volta con queste ipocrisie…”identità pompeiana, amore per il proprio paese, PACE TRA I POPOLI”, etc etc.
Abbiate almeno il buon senso di non prenderci per i fondelli!