11 Maggio 2009

Tra atmosfere e luci “la storia viene incontro”

di Marcello Di Sarno (Blog Provincia di Pavia. Interviste Province)

Il Presidente della Provincia di Pavia Vittorio Poma intervistato per Comuni-Italiani.it

Amministrare oggi la Provincia di Pavia significa affrontare quali priorità?
In primis la sicurezza del territorio: ecco l’elaborazione del Piano Rifiuti e del Piano Territoriale di Coordinamento, oltre allo sviluppo delle azioni per la sostenibilità, in linea con Agenda 21 (programma delle Nazioni Unite dedicato allo sviluppo sostenibile, nda).
E poi il potenziamento delle infrastrutture: stiamo portando avanti alcune grandi opere - il ripristino dell’area Lido di Pavia, la ristrutturazione del Teatro Besostri di Mede, inaugurato nel dicembre scorso - mentre proseguono i lavori per il Palazzetto dello Sport di Vigevano.
Queste opere insieme, all’autostrada regionale Broni-Mortara-Milano e al nuovo Ponte sul Ticino (per il quale è in corso la procedura), miglioreranno l’accessibilità del territorio, così da favorire nuovi insediamenti e nuove opportunità economiche ed occupazionali.

Vittorio Poma

Da ricercatore di storia contemporanea e pavese doc, quai eventi hanno segnato la storia del Pavese?
Lo scriveva Cesare Angelini, Rettore del Collegio Borromeo…”ad ogni angolo di Pavia, la storia ci viene incontro…”.
A mio modo di vedere, la stessa affermazione vale per Vigevano, la perla degli Sforza, e per i sentieri, che hanno ritmato i passi dei mercanti lungo la via del Sale, tra Varzi e Genova, e dei pellegrini in cammino lungo la via Francigena, verso Roma. Difficile trovare un singolo episodio.
Potrei ricordare il Re longobardo (Liutprando, nda) che fece portare a Pavia, per meglio onorarle, le spoglie mortali di Agostino, legando indissolubilmente la nostra città alla memoria del Santo e alla fede cristiana.
O la battaglia di Pavia tra Francesco I e Carlo V di Spagna, che cambiò i destini di Pavia e del nord Italia.
O i progressi degli studi, nello scenario dell’Università voluta da Maria Teresa, che - protagonisti scienziati del calibro di Lazzaro Spallanzani, Camillo Golgi, Alessandro Volta - cambiano il paradigma della scienza, della fisica, della biologia e della medicina.
Ma forse dovrei ricordare anche gli Anni Novanta, quando a Vigevano chiude lo stabilimento della Cascami Seta e a Pavia si smantellano le storiche fabbriche metalmeccaniche.

Cosa avviene dopo quegli anni?
Il processo di deindustrializzazione travolge il territorio, produce lacerazioni nel tessuto sociale, lascia ferite aperte nelle aree dismesse, solo oggi avviate verso un processo di recupero.
Lentamente, Pavia e provincia si reinventano una nuova immagine, che mette in campo nuove opportunità e nuovi profili economici, legati ai servizi e al sapere; alla ricerca e alla cura.
Il loro sviluppo fa oggi di Pavia un luogo di eccellenza per la ricerca applicata e la cura; per il sapere e la formazione, legata ad una Università capace di grande accoglienza per tanti studenti. Noi puntiamo allo sviluppo pieno di questo ruolo per la città capoluogo, come volano trainante per tutto il territorio. E riteniamo che il ruolo del Pavese sullo scenario regionale e nazionale debba essere proprio questo.

Dalle perle naturalistiche del Ticino alla Certosa di Pavia. Quali luoghi rendono riconoscibile questo territorio?
Direi senz’altro Piazza Ducale di Vigevano con la torre del Bramante, la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, di origine romanica, i battisteri medievali della Lomellina e la Basilica di Sant’Alberto in alto Oltrepo (a Ponte Nizza, nda).
Potrei fare un elenco di monumenti, ma quello che vorrei suggerire è di cogliere la magia di certe atmosfere e di certe luci – quelle splendenti delle risaie invase dall’acqua a primavera; quelle ovattate delle nebbie autunnali nei vicoli delle città, quelle che filtrano tra i boschi delle nostre colline, su fino al monte Lesima.

Quali sono le coordinate culturali di quella che è comunemente nota come “terra del riso”?
Vanno ricercate attraverso tre percorsi.
Quello della cultura rinascimentale, che esalta la centralità dell’uomo e che proprio in Lomellina vede l’ascesa degli Sforza e il genio di Leonardo, che fa delle campagne lomelline il luogo delle proprie sperimentazione idrauliche.
Quello del sapere contadino, che ha ritmi, tradizioni, canzoni, immagini tutte sue, che vanno dalla fatica dei braccianti sino al passaggio stagionale delle mondariso.
E poi c’è il sapere della fabbrica, che si concentra in Vigevano e che contribuisce a fare di questo centro il cuore del made in Italy della scarpa.
La Lomellina rappresenta un coagulo di storie diverse, ognuna delle quali ha lasciato tracce nel paesaggio, nell’architettura, nel modo di pensare delle persone, nelle ricorrenze di questa terra: dal Palio di Vigevano, alla sagra di Mortara – tutte iniziative che riteniamo importante sostenere per far conoscere il valore della nostra terra.

Due anni di governo. Che frutti ha raccolto?
Il mio primo impegno è stato quello di rafforzare il rapporto Provincia – Comuni, per costruire insieme le grandi scelte per il territorio. Così da conquistarci un ruolo preciso in Regione.
Un metodo fatto di partecipazione, negoziazione, programmazione che ha prodotto come risultato una governance “pratica” e “valore” per tutti noi, in questa terra che ha bisogno di credere in sé stessa e di innovarsi per crescere.
il nostro obiettivo prioritario: lo sviluppo locale, che fa leva sulle vocazioni della nostra zona e sui talenti delle nostre comunità. Non è facile: c’è, infatti, una crisi reale da affrontare; ci sono i limiti di spesa del patto di stabilità da rispettare; ci sono i bisogni delle nostre tre aree storiche da portare a sintesi politica.
Per questo, ad esempio, sosteniamo le imprese, cui abbiamo proposto, con successo, un Bando per incentivare l’innovazione tecnologica e favoriamo l’accesso al credito per le famiglie in difficoltà con un progetto avviato con le nostre tre Diocesi, la Banca Regionale Europea e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia.

Il Pavese e il futuro. Quali sfide si dovranno affrontare nei prossimi anni?
Rispettando gli equilibri di bilancio, dovremmo affrontare queste sfide: curare la manutenzione dei nostri 2200 chilometri di rete viaria e del nostro territorio che la configurazione geologica pone a rischio di frane e di smottamenti; garantire la sicurezza degli edifici scolastici e l’efficienza del sistema di trasporto pubblico locale; collaborare con la Regione per concertare le politiche di sviluppo, che devono prevedere, ad esempio, il potenziamento delle infrastrutture di rete.
Ma, la sfida autentica è quella di costruire coesione territoriale. Di potenziare il nostro marchio territoriale. Di rafforzare il senso di appartenenza delle nostre comunità. Di produrre valori e una cultura del bene comune, senza la quale il territorio resta “senz’anima”.

Tra sostenitori e detrattori del ruolo istituzionale della Provincia, rispetto a Regioni e Comuni, come vede il futuro di questo ente?
Il futuro di questo ente sta nella capacità di farlo funzionare bene. Nella capacità politica, di indirizzo, che avremo o non avremo nei prossimi anni.
Io sono convinto che un ente che coordini le esigenze dei territori e si faccia portavoce in sede regionale di queste stesse esigenze abbia un ruolo importante. Dobbiamo anche tenere conto che le competenze della Provincia nel corso degli ultimi dieci anni si sono moltiplicate. Oltre a quelle tradizionali – strade e scuole – oggi la Provincia si occupa di formazione professionale, politiche del lavoro, programmazione dei trasporti, difesa dell’ambiente e del territorio, di protezione civile.
Abbiamo “imparato” a gestire le nuove deleghe con un portafoglio di spesa che spesso non ne teneva conto. Abbiamo maturato competenze, capacità, professionalità, realizzato investimenti. Non buttiamo a mare questo patrimonio.

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