19 Settembre 2009

L’eccidio degli operai nella miniera dei francesi

di Monia Melis (Blog Buggerru. Interviste Musei)

Lucia Piga all'interno del Museo minerario

Lucia Pani all'interno del Museo minerario

Il Museo Minerario di Buggerru, posto in un luogo simbolo, testimonia e racconta la storia degli abitanti. Una storia fatta di miniere, sudore, minerali e anche anni di sfruttamento dei lavoratori.

Siamo nella costa occidentale della Sardegna, una terra ricca di minerali ferrosi, Buggerru, come altri centri, è stato fondato nel 1864 come borgo di minatori fino a diventare un centro di importanza internazionale per l’estrazione di piombo e zinco.

Situato nella valle del Canale di Malfidano ha uno sbocco a mare nel piccolo porto da cui partivano le barche a vela latina che trasportavano il minerale fino all’isola di Carloforte.

Ma un episodio in particolare ha segnato la storia di Buggerru e del movimento operaio italiano: la prima repressione cruenta degli scioperi avvenuta nel settembre del 1904 nota come l’eccidio di Buggerru. In quell’occasione, per contrastare i disordini scoppiati per le cattive condizioni di lavoro, intervenne l’esercito che uccise tre uomini. Ora la miniera è chiusa dal 1979 e fa parte del Parco geominerario, storico e ambientale dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Lucia Pani
, guida del museo, intervistata per Comuni-Italiani.it

Come e quando è nato il museo?
Il museo minerario di Buggerru è stato inaugurato nel 2004, in onore del centenario che ricorda l’eccidio del 1904 in cui morirono tre minatori uccisi dall’esercito intervenuto per reprimere i manifestanti durante le proteste in atto per il peggioramento delle cattive condizioni di lavoro imposte dalla società francese che gestiva la miniera. È ospitato in un edificio storico, ora restaurato, che era l’officina delle miniere.

L’eccidio è quindi stato un episodio chiave per la storia del borgo e dell’intera isola…
Sì, non solo. Ha avuto un’importanza anche a livello nazionale perché è stata la scintilla che portò al primo sciopero generale italiano. Di solito raccontiamo l’evento dell’eccidio al termine della visita al museo. Avvenne il 4 settembre del 1904 e vi furono tre vittime: Salvatore Montixi, Felice Littera e Giustino Pittau. Duemila minatori quel giorno protestavano contro lo spostamento dell’orario di lavoro e le pessime condizioni, tutto a Buggerru era in mano alla Societé anonime des mines de Malfidano con sede a Parigi e la vita per i minatori era davvero dura. Il museo ricorda questo episodio con fotografie, mentre le statue dei minatori uccisi sono situate in una piazza al centro del paese, chiamata appunto “Piazza dei Caduti”. Ogni anno, il giorno dell’anniversario, il paese ricorda il triste episodio.

L'attrezzatura del minatore

L'attrezzatura del minatore

L’ambientazione, gli arredi sono originali? Avete anche filmati d’epoca?
Tutti gli oggetti presenti all’interno del museo sono autentici, del periodo in cui è stata fondata la miniera. Ci sono state numerose donazioni e ogni tanto, anche ora, gli abitanti ci portano ancora qualcosa, come i grembiuli da lavoro e i costumi.
In tutto ci sono cinque stanze o sezioni: la prima è dedicata alla geologia del territorio, alla costituzione morfologica e alla composizione; la seconda stanza alla nascita del paese, chiamata la petite Paris, per i numerosissimi francesi che l’abitavano. Parla inoltre dei primati di Buggerru, come la prima automobile immatricolata o l’arrivo della corrente elettrica, il paese è infatti la seconda località dell’isola, dopo Monteponi, ad essere stata elettrificata. La terza non è altro che l’officina delle miniere, dove i macchinari sono ancora collocati secondo la disposizione originale. Essi venivano azionati tramite delle cinghie di trasmissione di energia, collegate ad un motore di sommergibile Fiat, che si trovava nella centrale elettrica (di fronte al museo).

Piccoli vagoni usati per trasportare il minerale

Piccoli vagoni usati per trasportare il minerale

Inoltre è possibile leggere delle poesie dedicate ai minatori, scritte da un nostro compaesano e vedere le lampade a carburo utilizzate in miniera, dalla più antica alla più recente. Vi è inoltre una riproduzione della cooperativa di consumo (detta la cantina), dove i dipendenti potevano comprare i generi di prima necessità (pane, pasta, legumi e farina) e una riproduzione anche del cinema, con proiettore e poltroncine d’epoca.
La quinta stanza è quella delle Forge (ce ne sono tre autentiche), qui lavoravano il fabbro, il meccanico e il falegname, è un luogo in cui si fondevano i materiali per realizzare gli attrezzi di lavoro. Abbiamo poi degli interessanti filmati d’epoca che, durante il periodo estivo, proiettiamo nel cortile del museo.

Quali sono i percorsi proposti? C’è anche la possibilità di visitare le vecchie miniere?
Il museo è gestito dal comune di Buggerru, quindi noi ci occupiamo solo della visita all’interno, ma è possibile vedere anche la Galleria Henry, gestita da un altro ente (IGEA). Non è una vera e propria miniera ma una galleria di transito che collegava i cantieri di estrazione ai forni di calcinazione. È visitabile attraverso un trenino all’andata e percorribile a piedi al ritorno.

Chi sono i visitatori medi?
Sono soprattutto turisti, infatti il museo è aperto fino a tarda serata solo nei mesi estivi (da giugno a settembre), mentre in quelli invernali siamo comunque disponibili a fare delle visite guidate su prenotazione. Per il momento non organizziamo laboratori didattici.

Riferimenti:
Museo Minerario
09010 Buggerru (CI)
Telefono: 078-154104

(Foto di Lucia Pani, per gentile concessione)

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