23 Maggio 2008

Una sana voglia di combattere l’indifferenza

di Marcello Di Sarno (Blog Torre Annunziata. Interviste Giornalisti)

La giornalista di Torre Annunziata Paola Perna intervistata per Comuni-Italiani.it

Chi o cosa ha fatto scattare in lei la scintilla del giornalista?
Iniziare a fare la corrispondente da Torre Annunziata per “Il Mattino” è stato quasi un gioco. Appena laureata avevo voglia Paola Pernadi guardare con occhi diversi il piccolo mondo che da tempo mi circondava e nel quale avevo vissuto in maniera sterile, senza mai avere i mezzi per affrontarlo. Ero spinta da una sana voglia di combattere l’indifferenza con lo stesso impeto che animava le mie critiche. E’ inutile nascondere che vedevo in questa carriera anche una possibilità, seppur minima, di guadagno e indipendenza economica, anche se poi - nonostante non sia stato così - non ho mai avuto il coraggio di cambiare binario.

Che ruolo ha avuto Torre Annunziata nel suo percorso professionale?
Le piccole città, come la mia, proprio per le caratteristiche che le contraddistinguono, inizialmente offrono una “bottega ideale” per chi intraprende la carriera giornalistica. La ristretta realtà, in tutte le sue sfaccettature, ti si presenta sotto gli occhi e basta che tu posi il tuo sguardo critico ovunque per capire cosa va e cosa invece deve essere riportato alla ribalta delle cronache per rompere il muro di indifferenza. Al contempo, per le stesse caratteristiche, farsi strada e competere con i giornalisti “anziani” è estremamente difficile, perché c’è sempre un alone di diffidenza che aleggia intorno ai neofiti, i quali talvolta stentano anche a conquistare la fiducia dei vertici istituzionali.
Inizialmente Torre Annunziata si apriva al mio sguardo come una terra misteriosa, martoriata dalla camorra, dall’ignoranza e dal lassismo, dominata dal motto “chi si fa gli affari suoi campa cent’anni”. Col tempo, imparandone i limiti e le potenzialità, ho scoperto che migliaia di cittadini in realtà provavano il dolore che provavo io nel vivere nella terra di nessuno, dove bande di criminali padroneggiavano agli angoli delle strade e intimorivano i passanti con la loro sola presenza. E quei dolori vissuti profondamente mi hanno dato la forza di guardare al mio territorio con l’orgoglio di chi combatte ogni giorno per cambiare le cose, di camminare a testa alta e di affrontare a viso aperto chi aveva i conti in sospeso con la coscienza cittadina.

Attualità. Come vive Torre Annunziata l’emergenza sicurezza che attraversa l’intero Paese?
Nella maniera più passiva possibile. Ancora si discute sull’istituzione di una caserma dei carabinieri – solo per sceglierne la sede credo ci siano voluti circa 12 mesi – mentre lo spaccio di stupefacenti e la lotta tra clan rivali dilania gli animi dei cittadini inermi, ormai stanchi e increduli per le troppe promesse disattese. Di quella che doveva essere la cittadella della giustizia rimane un edificio ormai fatiscente adibito a tribunale con uffici condivisi da decine di dipendenti, sedi distaccate un po’ ovunque sul territorio e enormi scheletri di cemento che fanno bella mostra di sè dall’autostrada che appaiono come uno scarabocchio sullo splendido paesaggio dipinto dalla natura.
Mentre la criminalità organizzata continua ad assoldare bambini e adolescenti attirati dai facili guadagni per rinfoltire i suoi plotoni, l’unico grande progetto – Pompei Tech World, mega parco ricettivo – che avrebbe potuto restituire dignità alla città oplontina offrendo centinaia di posti di lavoro e un’alternativa valida alla strada, combatte ormai da tempo immemore contro le lungaggini burocratiche.

Tra tecnologia digitale e giornalismo partecipativo, come vede il domani della sua professione?
Sempre più proiettato verso il digitale perché la tecnologia ti consente di acquisire conoscenze specifiche nel settore di maggiore interesse del fruitore e soprattutto perché il mondo del giornalismo partecipativo comporta delle limitazioni nella vita privata non adeguate ai guadagni corrisposti.
Le grandi testate tendono a beneficiare di una larga schiera di corrispondenti mal pagati, assunti con contratti a progetto, ai quali chiedono di stare sulla notizia in qualsiasi momento del giorno e della notte, pronte a rimpiazzarli quando osano chiedere di più o maggiori tutele. Così facendo il giornalismo diventa, per chi sbarca il lunario con altra attività e non riesce a stare lontano dalla penna, un hobby ma ne perde di dignità e di quell’essenziale spirito di denuncia.

Lo scoop o la notizia legata a Torre Annunziata la cui pubblicazione ricorda con grande orgoglio.
In realtà la notizia di cui vado più fiera è una mai pubblicata a mio nome ma soffiatami – e qui ritornano i limiti dei corrispondenti delle piccole città – da un’altra testata di grande rilievo nazionale.
Mi ero recata da semplice visitatrice in un grande museo nazionale in una cui ala era stata allestita una mostra su un popolo orientale: grandi pannelli di legno che raccontavano le origini, gli usi e i costumi di quella popolazione. Poco interessate a quella civiltà, mi misi ad osservare le tele ospitate da sempre nel museo e notai che una era squarciata. Tornata a casa mi misi a navigare su internet per vedere se mai fosse stata riportata notizia del danneggiamento di quel maestoso dipinto. Non trovai nulla e avvertii della mia scoperta la redattrice del quotidiano per il quale lavoravo. Mi diede una serie interminabile di numeri di telefono di sindacalisti, coordinatori, responsabili del museo ma nessuno volle commentare l’accaduto. La mia redattrice mi disse che ero stata brava ma che la notizia non era stata confermata da alcuno perciò non pubblicabile. All’indomani padroneggiava sulla prima pagina di un’altra testata rinomatissima e io ottenni solo i complimenti, graditissimi, della mia responsabile.

Un titolo e trenta righe per raccontare cosa va e cosa non va della sua città.
“Torre Annunziata, l’arte dimenicata”
Sono trascorsi solo cinquant’anni, eppure Torre Annunziata un tempo era la città dei pastifici, delle cure termali, dei cavallucci marini e delle notti folli di Totò, Sofia Loren, Eduardo De Filippo e tanti altri celebri personaggi dello spettacolo. Grazie al suo clima ideale per essiccare la pasta e alla sua acqua, sapientemente dirottata dai suoi antichi fondatori dalla foce del fiume Sarno attraverso una serie di canali, chi decise di aprire il primo piccolo opificio in città, in uno dei tanti cortili a ridosso delle rovine della “Villa di Poppea”, non avrebbe potuto mai immaginare di inaugurare proprio a Torre Annunziata l’antica arte bianca, la tradizione pastaia. Una tradizione che a tutto oggi da lustro alla città e trova orgoglio nelle parole di chi ancora vive per raccontare lo splendore di quegli anni.
Anni scanditi poi dal night club più famoso del meridione, il Lido Azzurro, che ospitava gli artisti più in voga degli ‘60 e ’70 e dalle migliaia di turisti che sceglievano le vulcaniche spiagge oplontine per le loro vacanze estive. Di quei tempi restano le cartoline autografate, le raccolte fotografiche degli antichi strumenti utilizzati dai pastifici e lo splendido paesaggio che si apre allo sguardo di chi osserva la costa proprio dalle strade cittadine. Torre Annunziata oggi appare come una città dai due volti: quello consunto e stanco dei marinai o di chi vuole recuperare l’antico rapporto con il mare per ritornare a sperare e quello guardingo e arcigno di chi fa di tutto per affossare gli sforzi dei primi. Per passare in rassegna cosa va e cosa non va nella mia città, basta guardare le immagini di Napoli che scorrono ormai da mesi sulle tv di tutto il mondo: l’eterna speranza che le cose possano cambiare, la voglia di combattere contro i soprusi e non arrendersi, la bontà d’animo e la voglia di ricominciare così come le montagne di rifiuti maleodoranti, interi quartieri presidiati dalle vedette della camorra, l’arroganza e l’immobilità della classe politica complice di questo scempio.

Cronaca nera, politica, cultura, economia, costume. Può farci il menabò delle principali news sulla sua città vissute da giornalista?
Cronaca nera:
(15 Maggio 2007) - Sulle mappe di Google indicati i quartieri dello spaccio nella città di Torre Annunziata: in internet campeggia l’indicazione “Drugs pushers. If you want a little pieces of drugs….enjoy o’ piezz”, che tradotto significa “Se tu vuoi un po’ di droga devi chiedere o’ piezz”. “
Politica:
(8 Marzo 2007) - Vertice a palazzo Santa Lucia tra il governatore della regione Campania Antonio Bassolino e il commissario prefettizio Marcello Palmieri; riflettori puntati sullo sviluppo occupazionale della città oplontina e sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo delle aziende fallite. E sulla vertenza Metalfer, intesa tra sindacati e delegato del Consiglio dei Ministri.
Cultura:
(28 Ottobre 2005) - Arma da fuoco di manifattura torrese battuta ad un’asta newyorkese. L’esemplare ancora funzionante, molto raro proprio per le perfette condizioni, risalente agli anni immediatamente successivi all’unità d’Italia, partendo da una base d’asta di 100 dollari, è stato acquistato da un collezionista inglese per 650 dollari. Si tratta di un fucile modello VETTERLI, datato 1870, marchiato a fuoco “T. A.”, che identifica la polveriera di provenienza. La Regia Fabbrica d’Armi, oggi Spolettificio Esercito, produceva negli anni successivi all’unificazione del Regno l’artiglieria per l’esercito nazionale.
Economia:
(30 Gennaio 2007) - Settantotto milioni di euro per riqualificare l’area ex Tecnotubi di via Plinio: al posto dei dimessi capannoni industriali nascerà Pompei Tech World, un mega parco a tema per rilanciare il turismo, l’artigianato tipico campano e l’occupazione a Torre Annunziata.
Costume:
(12 Aprile 2006) - Maria SS. della Neve in pellegrinaggio verso la città vaticana: Papa Benedetto XVI benedice la patrona oplontina. Diverse migliaia i fedeli accorsi a Roma.

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