Il merletto al tombolo è una preziosa variante delle trine, che viene eseguito con particolari ma semplici strumenti. Da quanto si è appreso, è il risultato di tecniche genovesi, veneziane e milanesi che le merlettaie hanno assimilato e trasformato secondo le tradizioni locali, introducendo anche fogge e disegni originali.
Il tombolo ha poi assunto connotazioni particolari in Abruzzo e nella città dell’Aquila, le cui peculiarità scopriamo attraverso un artista, così come ama definirsi lei, il cui sogno è tornare a vedere quest’arte insegnata nelle scuole, per tramandare una tradizione che lentamente sta scomparendo.
Daulia Pannunzio intervistata per Comuni-Italiani.it
A quando risalgono le origini di questa antica professione nel suo territorio?
Non conosciamo la data esatta, tantomeno l’anno e il secolo di nascita del tombolo aquilano. Sono molto poche le tracce dei lavori e le notizie giunte ai giorni nostri; sembra che il tempo si sia fermato per custodirne i segreti e poi è riemerso come una leggenda nel 1493.
Alcune testimonianze raccontano che fu la Regina Isabella, moglie del Re di Napoli, in occasione della visita alle reliquie di San Bernardino, a scoprire le donne che lavoravano nei vicoli del centro storico.
Nei conventi, le suore insegnavano la lavorazione del merletto a fuselli alle ragazze che lavoravano su commissione. I lavori poi venivano esportati nel grande Regno di Napoli, finivano sugli altari delle chiese e come ornamento sulle tombe dei nobili e dei re; pertanto, le donne avevano molto poco tempo da dedicare al proprio corredo.
Per questo motivo sono molto pochi i reperti, unitamente al fatto che il materiale utilizzato, causa la sua fragilità, non è giunto ai giorni nostri.
Quando è nata la sua passione?
All’età di quattro anni mia nonna mi ha insegnato prima di tutto ad usare l’ago e l’uncinetto… poi a scrivere.
Quando l’altezza mi ha consentito di stare seduta davanti alla macchina da cucire, ho realizzato il mio primo vestito. Da adolescente ho continuato a nutrire interesse verso alcuni mestieri perlopiù femminili, fino a quando un giorno mi ha colpito il prillare: termine usato per definire il suono emesso dal movimento dei fuselli. Da allora ho iniziato a studiare quest’arte e non ho mai smesso.
Quali sono i prodotti sui quali punta maggiormente?
Il mio obiettivo non è quello di creare un prodotto commerciale e quindi di facile vendita. Realizzo lavori classici, di corredo, come asciugamani e lenzuola; disegno oggetti di arredamento moderno - lampade, orologi da tavolo e parete, specchi. Per attirare l’attenzione delle donne ho ideato dei piccoli gioielli con filati e pietre più o meno preziosi, con la complicità di maestri orafi aquilani.
Per quali caratteristiche secondo lei i suoi manufatti sono unici?
La maggior parte dei lavori sono commissionati singolarmente e sono sempre pezzi unici: confesso di strappare il disegno ogni volta terminato un ricamo o un oggetto per non avere la tentazione di realizzarne uno uguale o simile. I disegni del tombolo aquilano, inoltre, non vengono commercializzati in nessuna rivista di settore, almeno per il momento. Pertanto il manufatto può essere considerato unico perché la creazione del disegno trae spunto dalle idee originali dell’esecutrice.
Quanto e come il tempo e il progresso ne hanno segnato l’evoluzione?
Vorrei che il tempo, ma soprattutto il progresso, non interferisse mai nell’evoluzione del tombolo aquilano. La nostra tradizione contempera l’utilizzo di tanti bastoncini di legno, un cuscino circolare rivestito di tessuto verde e l’utilizzo di filo di lino. I falegnami - quei pochi rimasti - purtroppo non si dedicano più alla realizzazione dei nostri fuselli, che sono molto più sottili (in alcuni lavori se ne impiegano centinaia); i cuscini si presentano di tutti i colori e fantasie ed è diventato quasi impossibile reperire fusi di filo sottile, ma soprattutto di puro lino.
Nel giardino delle Suore di Sant’Amico (correva il secolo XV), veniva coltivato il refe di lino, prezioso perché quasi impalpabile al tatto, ma resistente e rigido nello stesso tempo tanto che esaltava la raffinatezza dei pizzi a confronto con altri merletti. Oggi è quasi scomparso!
Quanto gli enti pubblici hanno fatto per promuovere questo antico mestiere?
Non voglio usare toni polemici, ma le istituzioni hanno dimenticato i grandi mestieri artigiani del mio territorio, da me tanto amato. Infatti, nominare piccoli paesi ricchi di storia come Scanno e Pescocostanzo, ci riportano subito alla memoria le grandi foto con le donne in costume caratteristico che lavorano il tombolo, ma non abbiamo mai vista esaltata la lavorazione del merletto a fuselli, che si distingue da tutto il resto d’Europa.
Nei manifesti pubblicitari dell’Aquilano viene rappresentata la donna con la conca sul capo, tuttavia abbiamo perso la tradizione della lavorazione del rame.
Una celebre tradizione perciò dimenticata e non valorizzata?
Già, e per questo motivo non esistono strutture quali musei o saloni con mostre permanenti di questi manufatti. Siamo noi, le piccole protagoniste che organizziamo piccoli mercatini per mettere in mostra il nostro artigianato artistico… tutto a nostre spese e con enormi freni istituzionali che spesso ci scoraggiano.
Mi piacerebbe molto ricevere aiuto per organizzare un evento, una fiera e/o mostra mercato durante la quale commercializzare creazioni così particolari, dove far partecipare espositori da tutta Europa per la vendita di materiali, come avviene nella “Mostra del Ricamo e del Tessuto” che si svolge una volta l’anno a Valtopina, in Provincia di Perugia; oppure il “Forum Internazionale del Merletto e del Ricamo” di Rimini.
In che modo la sua attività potrebbe essere promossa?
Insegno il Tombolo Aquilano da poco più di due anni e il primo concetto che espongo alle mie alunne è che insegno loro la lavorazione del merletto a fuselli come un pittore insegna a disegnare e colorare la propria tela. Non non ho nessun interesse a vendere i miei lavori, ma sono un’artista che studia e inventa senza fermare la propria fantasia e pertanto vorrei che questa lavorazione artigianale tornasse nelle scuole come una volta.
Riferimenti:
I Merletti al Tombolo di Daulia Pannunzio
Per contatti: daulia.pannunzio@alice.it
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