La visita di Bitonto parte da Piazza Guglielmo Marconi, che funge da raccordo fra il borgo antico, e città nuova, costruita a partire dall’ottocento, con la quasi totale demolizione delle mura cittadine. La piazza è infatti dominata da ciò che rimare di queste antiche fortificazioni: una splendida porta aperta sulla strada che conduceva alla vicina Bari e detta appunto per questo Porta Barisana; e sulla sinistra una costruzione chiamata impropriamente Il castello. Si tratta in realtà solo di un torrione, costruito verso il 1370 durante il domino angioino. Il diametro è di 16,10 metri e 24 di altezza, all’interno vi sono tre locali su tre livelli. La torre è stata recentemente restaurata, durante i lavori e stato ripristino anche il fossato che anticamente lo cingeva.
Superata Porta Barisana e penetrati nell’antico borgo troviamo sulla sinistra la bella Chiesa di San Giacomo (databile al XVII secolo) al cui interno sono custodite opere di Carlo Rosa, uno principali pittori del ‘600 pugliese. Suoi fra gli altri i dipinti che adornano i soffitti della celebre Basilica di San Nicola a Bari e della Cattedrale di Lecce. Di fianco alla Chiesa di San Giacomo vi è la facciata di Palazzo Sylos Calò con loggia cinquecentista (ma con successive modifiche): uno dei più bei palazzi padronali del centro storico. Di seguito ci si imbatte in altre costruzioni simili, se pur meno importati. Erano queste le residenze dei proprietari terrieri, assieme al Vescovo, autentici padroni di Bitonto.
Ancora oggi la città ha una economia fortemente basata sull’agricoltura. Dire Bitonto è dire olio d’oliva. Pregiatissimo. Così pregiato da essere indirizzato principalmente ai mercati del nord America e dell’Asia, dove gli intenditori ne sanno apprezzare il gusto forte.
Imboccata Via Rogadeo, a circa metà, sarebbe impossibile non notare la facciata della piccola Chiesa del Purgatorio, caratterizzata dal macabro decoro di scheletri e scene di penitenti eseguiti a bassorilievo. Si tratta di una rappresentazione artistica del pensiero controriformista scaturito dal Concilio di Trento: se la riforma protestante nega l’esistenza del Purgatorio; il Concilio ne proclama l’esistenza a viva voce. Ecco allora spargersi sopratutto per il sud Italia (assoggettato alla dominazione spagnola) chiese simili a questa bitontina che affermano chiaramente un semplice messaggio: ricordati che devi morire.
Ancora qualche passo ed ecco aprirsi sulla destra una grande piazza in cui troneggia la maestosa figura della Cattedrale di Bitonto. Se la Basilica di San Nicola di Bari rappresenta il prototipo dello stile romanico-pugliese; se è anche vero che Cattedrale di Trani dello stesso stile rappresenta il capolavoro, la Cattedrale di Bitonto ne è l’archetipo in quanto esempio più ricco e più compiuto. Inoltre la Cattedrale è impreziosita dalla presenza al suo interno di due straordinari capolavori che il visitatore avrà modo di ammirare: l’Ambone di Nicolaus e il Mosaico del Grifone.
La grandiosità dell’edifico domina la piazza, al cui centro è una statua della Madonna posta su di una guglia, ma che al cospetto della grandiosa facciata laterale della Cattedrale sembra ridotta ad una statuina del presepe. Tale facciata è scandita da sei arcate corrispondenti ad altrettante finestre ad accezione della prima arcata dove è una porta laterale riccamente decorata: viene chiamata Porta delle Scomuniche. Qui il giorno di Pasqua venivano letti i nomi di coloro contro cui era stata scagliata la scomunica. Fu qui che fu data lettura della bolla di scomunica inflitta all’Imperatore Federico II di Svevia. Al vertice della porta vi è una scultura moto suggestiva raffigurante Cristo Re in Croce.
Grande attenzione merita anche la Galleria degli esaforati che corre al disopra degli arconi: i capitelli di splendida fattura sono stati eseguiti da mestranze di scuola bizantina. Anche la Cattedrale di Bitonto, come molte altre chiese romaniche pugliesi, ha subito un deprecabile rifacimento in stile barocco, che ha causato la perdita di parte dell’apparato decorativo originale. Diversi interventi di restauro hanno portato la chiesa ad avere l’attuale aspetto sobrio e raffinato. Belle e divertenti risultano ad esempio le capriate della copertura in legno colorato che hanno sostituito i pesanti decori barocchi già nel 1893.
Nei pressi dell’altare incontriamo due esempi di arredi sacri di straordinaria importanza. Il primo è un pulpito creato nel ‘700 assemblando pezzi provenienti da un monumento più antico: un ciborio opera del grande artista medievale Gualtiero da Foggia. Il ciborio (una sorta di baldacchino che copriva l’altare maggiore) fu demolito nel 1652. Oltre le belle lastre che adornano l’attuale pulpito parti del ciborio si trovano oggi disseminato in molti monumenti bitontini. Ancora più prezioso del pulpito è l’ambone, ossia il luogo deputato alla lettura del Vangelo posto nelle vicinanze dell’altare. L’opera è tanto bella quanto preziosa. Anch’esso ha subito rimaneggiamenti, ma ciò che possiamo ammirare oggi è qualcosa di non troppo dissimile da ciò che fu creato da Nicolaus nel 1229. L’artista è autore del basamento del campanile della Cattedrale di Trani. L’importanza del Ambone di Bitonto è dovuta, a parte l’innegabile bellezza, alla presenza sul lato posteriore di una lastra di marmo trapezoidale su cui è raffigurata la dinastia Sveva. Vi si riconosce una figura seduta: Federico I detto il Barbarossa, che passa lo scettro a Enrico VI, di seguito Federico II ed infine una figura più piccola identificabile come un figlio di Federico II, forse Corrado di Svevia.
Al di sotto della Cattedrale, quasi in corrispondenza dell’ingresso centrale vi è l’ultima gemma contenuta in questo scrigno: si tratta di uno splendido mosaico.
Nel 1991 il pavimento di questa zona della navata centrale sembrava stare per cedere; eseguiti i primi lavori di consolidamento, fu enorme lo stupore e la meravigli generali davanti ad un antico mosaico praticamente come nuovo. Vi si accede dalla cripta. Vi è raffigurato un grifone con in bocca un fiore. E’ databile verso l’anno mille in epoca normanna, ma la sua presenza è ancora avvolta nel mistero, poiché non è contestualizzabile né con la Cattedrale, né con i resti delle antiche chiese (precedenti all’attuale chiesa).
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