Il Sindaco rivendica per la sua città il primato di vivibilità tra i grossi centri del Veneto. La porta per il bellunese e le eburnee vette delle Dolomiti è da 90 anni il monumento vivente al trionfo italiano nella Grande Guerra. Le vittorie del domani passano attraverso la fondamentale battaglia per una maggiore autonomia, conditio sine qua non “per migliorare l’esistente”.
Vittorio dell’Hostaria a le Bele di Valdagno ci svela chi erano queste “belle” e ci incuriosisce con aneddoti di onomastica culinaria sicuramente fuori dall’ordinario! Scopriremo che il baccalà deve “pipare” e che il toponimo ha uno stretto legame con la buona cucina!
Una città a misura di tutti, in cui le famiglie vivono ancora momenti di collaborazione, solidarietà e responsabilità. Un’immagine che il Sindaco vorrebbe mettere al riparo, pur auspicando in un aspetto più moderno, con attività economiche di qualità ed eccellenza nel settore dell’innovazione. Nella sua identità convivono in armonia teatro ed eroismo, arte e progresso.
Una marcata impronta commerciale contraddistingue, secondo il Sindaco, la sua città, vivacizzandone il tessuto sociale e i ritmi di vita. Intorno il paesaggio padano conservato nella sua rigogliosità, grazie a una spiccata sensibilità ambientale. Strade, piazze, monumenti tengono vivo il ricordo di coloro che, pur avendo perso tutto, hanno lottato per la rinascita del paese.
Il nome della città, ammette il Sindaco, viene diffuso nel mondo insieme a quello del suo più illustre cittadino, grazie all’attività della Comunità di Cadore. Dal vicino monte ricco si possono ammirare le suggestive vette circostanti dalle Marmarole alle montagne del Comelico. La valorizzazione del suo patrimonio passa attraverso un deciso rilancio del sistema ricettivo.
La passione di Claudio è vulcanica ed inarrestabile. Ti travolgerà con mille storie: Dante Alighieri, i capitani di ventura, juke box d’epoca, Ferrari e Maserati. Scopriremo che a Capodanno è meglio non utilizzare un servizio di piatti particolarmente costoso ma c’è un’osteria dove, se ti piace l’arredamento, te lo puoi portare via.
Un appeal che travalica ogni confine quello che il Sindaco attribuisce alla sua città. Un fascino, suggellato da numerosi riconoscimenti, che ha la sua ragione prima nella figura del Petrarca e in quella che fu la sua ultima dimora. La “perla” dei Colli Euganei proietta il visitatore in una dimensione atemporale e di beatitudine. La strada che punta alla qualità dell’offerta turistica è appena iniziata, ma i sacrifici non spaventano gli arcuatesi.
Un’illuminante “radiografia” della Serenissima, quella prodotta dal primo cittadino che attribuisce al patrimonio artistico della sua città un messaggio di civiltà perenne, quanto mai necessario all’uomo di oggi . Nel suo “unicum urbano”, assunto da Le Corbusier a modello e profezia della futura città ideale, ritrova una straordinaria vitalità di persone di merci, di idee, che oggi la riconsegnano allo storico ruolo di città-ponte tra Occidente e Oriente. All’orizzonte una sfida importante: fare di Mestre un modello di qualità urbana.
