Sintesi mirabile tra arte, cultura e natura, Spoleto, nelle parole del Sindaco, appare una realtà affascinante, unica. Una città che impone all’attenzione mondiale la sua inimitabile cifra culturale, che si esprime attraverso istituzionio quali il Festival dei Due Mondi e il Centro Italiano di Studi sull’Alto MedioEvo. Il domani consegna due sfide: il completamento della Tre Valli e il consolidamento del Ponte delle Torri.
Il Sindaco rivendica per la sua città il primato di vivibilità tra i grossi centri del Veneto. La porta per il bellunese e le eburnee vette delle Dolomiti è da 90 anni il monumento vivente al trionfo italiano nella Grande Guerra. Le vittorie del domani passano attraverso la fondamentale battaglia per una maggiore autonomia, conditio sine qua non “per migliorare l’esistente”.
Una città dallo “share” invidiabile quella che il Sindaco si trova ad amministrare. Dalle liriche vestigia del “grand tour” alle gesta sherlockiane di Don Matteo, resta immutato l’incanto della “città di pietra”, laboratorio in nuce di idealità di uguaglianza e di giustizia. Se la follia abbraccia generosità ed estro…”non c’è dubbio, non c’è dubbio, tutti i matti son di Gubbio!”.
Da 1.100 anni, ricorda il Sindaco, la sua città non tradisce la sua proverbiale immagine di melting pot delle Alpi e di santuario della religione di ieri e di oggi. All’armonia tra culture diverse corrisponde la pace mistica dei suoi luoghi, rifugio estivo del nuovo Pontefice. Accontentarsi? No, se si hanno le carte in regola per diventare “la città dell’energia solare”.
E’ a partire dall’età comunale che Cutilgiano si è ritagliata un ruolo da protagonista nella storia della montagna. Un aspetto che il Sindaco rimarca legandolo al progetto di innalzare ad eccellenza il comparto turistico, che tanto deve alle risorse e alle tradizioni culturali disseminate tra l’alta Val di Lima e la Valle del Sestaione.
La matrice federiciana della sua cultura e della sua architettura storica è, per il Sindaco, l’elemento quintessenziale della sua città. Dalla dimora dello stupor mundi alla Cattedrale, passando per il centro storico, aleggia un afflato di cultura e civiltà, che oggi si sposa a nuovi fermenti di crescita economica e sociale. La logia del dialogo rimanda a un futuro da protagonista nel panorama provinciale e regionale.
Nel tourbillon della modernità il Sindaco coglie nella sua città un momento di palingenesi, dove passeggiando in determinate ore del giorno nel centro storico, di vivere nel passato, di sentire che in alcuni luoghi il tempo si è fermato. Risultato della collaborazione di una grande famiglia, il suo piccolo borgo punta a conciliare sempre più conservazione e modernizzazione.
Varese Ligure, per dirla con il Sindaco, assicura ai suoi abitanti un’esistenza moderna, aprendo ulteriori prospettive a chi lo vive o a chi lo ha scelto come luogo di vita. Orgogliosa del suo centro storico perfettamente conservato, ha scoperto la sua vena commerciale e turistica grazie ai sindaci del passato. Il “progetto Varese” un successo attuato da pochi, ma condiviso da tutti… è questa l’unica “risposta”.
Il Sindaco non evita di riconoscere le difficoltà del vivere quotidianamente la sua città, orfana di risorse umane, primi fra tutti i bambini. Poeti, religiosi e martiri, i protagonisti della storia di questo borgo medievale. A ripopolarlo una nuova ondata migratoria di famiglie che ai ritmi frenetici della Capitale preferiscono la pace e la cornice naturalistica della Valle del Turano.
La proverbiale spontaneità dei suoi concittadini si accompagna per il Sindaco alla purezza verdeggiante del paesaggio. Un patrimonio da preservare e da rilanciare, per dar vita ad uno sviluppo turistico di tipo culturale e ambientale e per trattenere in loco i tanti turisti che d’inverno o d’estate si recano della Valle di Susa.
Pienamente cosciente del valore archeologico della sua città, il Sindaco misura benefici e disagi che lo stesso comporta nella vita del comune. Mezzo milione di turisti all’anno tocca con mano l’immenso patrimonio storico di quella che fu la quarta città dell’Italia romana dopo Roma, Milano e Capua. Una miniera da riconsegnare agli aquileiesi attraverso un fondazione ad hoc.
Una città a misura di tutti, in cui le famiglie vivono ancora momenti di collaborazione, solidarietà e responsabilità. Un’immagine che il Sindaco vorrebbe mettere al riparo, pur auspicando in un aspetto più moderno, con attività economiche di qualità ed eccellenza nel settore dell’innovazione. Nella sua identità convivono in armonia teatro ed eroismo, arte e progresso.
Un paese, quello descritto dal Sindaco, che passa dalla grande frequentazione delle stagioni miti alla quieta, ordinata, vita quotidiana in autunno e in inverno. Nell’intreccio urbano medievale pressoché intatto, dove spicca l’architettura disadorna ma elegante delle dimore del notabilato locale, pulsa un’umanità che lotta contro l’incedere del tempo e che vuole essere protagonista del futuro del paese.
Ha di recente cambiato d’abito la città messa a fuoco dal Sindaco, proseguendo decisa sulla strada dell’armonizzazione tra rilancio dell’economia e conservazione dell’ambiente. Luogo deputato allo sport e ritiro ambito dalle squadre di calcio, Brunico vuole guardare con maggiore attenzione alle esigenze dei più piccoli e degli anziani.
Dinamica, in crescita, moderna ma con forti radici storico-culturali, ecco la Corciano vista dal Sindaco. Una comunità che ha saputo conciliare conservazione e valorizzazione del patrimonio storico culturale con la crescita economica e l’espansione residenziale. Per le scelte importanti da maturare nell’immediato, non può mancare la piena consapevolezza e condivisione di tutti i corcianesi.
Fiero di rappresentare una comunità orgogliosa. Non un mero endorsement dettato dal ruolo istituzionale, bensì una lucida analisi dei caratteri distintivi della sua gente, che nell’autonomia ha trovato la bussola del suo passato più recente e del suo oggi. Provare ad essere un polo culturale della provincia verbanese e un fantastico centro commerciale naturale è la sfida del domani.
Sentirsi parte di un’unica e affiatata famiglia è, per il Sindaco, vivere nella sua città. Appellandosi allo spirito pioneristico dei teresini, si può fare di questa piccola isoletta una cerniera commerciale tra la Sardegna, la Corsica e le regioni che affacciano sul Mediterraneo. Ad maiora, forti della lungimiranza di uomini abituati a battersi con coraggio e intelligenza.
Il Sindaco riconosce alla sua città, la divin sorte della sua felice posizione, a metà strada tra il mare e la collina. Il suo DNA agricolo-artigiano non le impedisce di ambire ad essere un baluardo della rete turistica d’elite del Mezzogiorno d’Italia. La sua gente innanzitutto ha dimostrato, caparbiamente, di saper guardare al futuro con la saggezza dell’esperienza.
Sono i giovani carpinonesi a tenere in vita secoli e secoli di storia, senza rinunciare a una forte spinta verso la modernità. Una forza trasparente e impetuosa come quella che promana dalla portentosa Fontana degli ammalati o dalla splendida cascata di Contrada Schioppo. Tra queste colline da venticinque anni risuona l’eco di danze remote, riportate in auge con l’acclamatissimo gruppo “Ru Maccature”.
Producono ricchezza lavorando molto, tutto per la famiglia il tempo libero, in giro non si vedono mai: così il Sindaco definisce i piccoli imprenditori dell’artigianato e dell’agricoltura, forza motrice della città. I colori, i sapori e i profumi delle sue meravigliose colline, così uniche – soprattutto in primavera – e ricche di eccellenze enogastronomiche. D’estate invece si veste… in blues.

