Due sono le albe che riecheggiano nella memoria di Veronica: una “bianca”, indimenticabile per tanti suoi conterranei; l’altra ha il colore “nero petrolio” che lascia sulle dita il giornale fresco di stampa. A chi come lei ha ceduto al richiamo ancestrale del quotidiano cartaceo, la sua Biella, un po’ bella e un po’ bestia, offre una valida palestra. Superare il misoneismo imperante dei biellesi è come scalare le mirabili vette che circondano la provincia, dove inseguire le orme dei “conquistatori” della montagna.
Lo sapevate che a Noci c’è il mare? E che c’è un filo rosso che lega il grano al Parlamento!?Pasquale Fatalino dell’Antica Locanda di Noci ci svela perché e come è possibile che in città ci siano piazze chiuse e mangerecce. In sua compagnia, affrontiamo un viaggio nel passato, dove dall’antica usanza di chiudere le vigne per proteggerle dal sole discende una simpatica e gustosa tradizione culinaria. Una “prova del cuoco” imperdibile…
C’è una schiera di rondini che, ogni anno, porta la primavera in tanti angoli nascosti e dimenticati del Bel Paese. Di questa schiera fa parte Federica Bruccoleri, volontaria del FAI a Milano, che fa rivivere al pubblico il clamore affaristico della Sala delle grida, a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa Italiana da oltre due secoli. In attesa di fare di questa passione una professione per il futuro, ha una sfida da vincere con se stessa.
Tanti passi sono stati fatti verso l’integrazione, ma per certi versi Verona rimane ancora una città conservatrice. Ecco come un terrone trapiantato in Veneto che non disdegna “un goto de bon vin” e una scorpacciata di polenta alla brace, vede la città degli innamorati. Il giornalista Salvo Ingargiola ci racconta il territorio dove vive e lavora.
Alle scoperte dei sapori della Bassa in compagnia di Diego del ristorante L’Umbreleer di Cicognolo. Un viaggio - ovviamente sul fiume! - fra salumi, castelli romantici, ed antiche tradizioni gastronomiche. Scopriremo cosa c’entrino gli ombrelli con la ristorazione e del perchè i marubini si debbano cucinare necessariamente con tre diversi brodi.
Un torpore dal quale fa fatica a risvegliarsi rischia di condannare Lercara Friddi, piccolo comune nell’entroterra siciliano, ad un immobilismo culturale e sociale dal quale è sempre più difficile uscire. Eppure si tratta di una terra ricca di calore, colori, sapori, intelligenze sulle quali scommettere. Nella sua intervista a Comuni-Italiani.it Pierangela Maniscalchi ci presenta la sua città divisa tra una partecipazione sociale del tutto assente e un futuro ancora da costruire.
“Pioveva su tutte le Langhe e mio padre si stava prendendo la prima acqua nel cimitero di San Benedetto Belbo”. E’ Beppe Fenoglio che, magistralmente, descrive queste terre, e il suo doloroso mangiare polenta e acciughe. Ma i tempi passano e una dieta, stigma di povertà e miseria, si riabilita. Le Langhe, oggi, sono il tempio del buon bere e del buon mangiare e quella campagna dolorosa, una vera malora, come dice Fenoglio, è un paradiso da valorizzare in nome del turismo rurale. Alla scoperta delle leccornie di queste terre, in compagnia di Alessandro della Trattoria La Coccinella, a Serravalle Langhe.
Cultura del lavoro e spirito imprenditoriale permeano da sempre la gente di Pordenone. Un’anima laboriosa alla quale si va sempre sovrapponendo un forte dinamismo culturale dal respiro internazionale. Ciò accade da nove anni, da quando alla cabina di regia è salito il Sindaco Sergio Bolzonello. Al suo successore lascerà una comunità più compatta, votata alle infinite possibilità del futuro e mai dimentica di chi vive nel bisogno e nell’emarginazione.
Paola Bolaffio, direttore responsabile de Il Catone, Giornalista professionista e ideatrice del concorso nazionale Giornalisti nell’Erba ha accettato di parlare con noi di Monte Compatri. Attraverso un viaggio tra l’arte, le feste e la vita vissuta, ecco la fotografia di uno splendido comune romano.
In compagnia di Mario Avallone della Stanza del Gusto di Napoli conosceremo chi erano i maccarunare e come funzionava il dumping, prima che la Cina ci preoccupasse, scopriremo che il libero mercato è nato a Napoli, che le capre non mentono, che per il ragù serve la lingua e che, dalla Riviera di Chiaia ai Quartieri Spagnoli, il nostro cielo in una stanza… è in quella del gusto.
Tre sale multimediali e interattive per conoscere e anche studiare il canto a tenore della Sardegna, un’espressione originale della tradizione. Talmente importante da esser stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il museo si trova a Bitti, in provincia di Nuoro, uno dei paesi in cui è ancora viva e praticata questa forma di canto, i tenores locali sono infatti conosciuti in tutto il mondo. Non è il solito museo espositivo, ma è un percorso in cui il visitatore diventa ascoltatore di uno dei più antichi forme di canto ed espressioni culturali sarde.
Alcamo vista attraverso gli occhi del giornalista Massimo Provenza, che negli anni ne ha osservato e raccontato i cambiamenti. Un territorio ricco di risorse e di talenti, ma la cui economia arranca e dove il turismo stenta a decollare. All’orizzonte il progetto di un piazza virtuale votata al confronto fra i cittadini desiderosi di proporre e attuare insieme progetti concreti per il bene comune.
“Eccoci alla vita tribolata/di chi alla macchia va per lavorare/vita tremenda triste e strapazzata/non si può creder quanto immaginare/Un’anima dell’inferno più dannata/non possa così tanto spasimare/non pole avere ne spasimo ne dolore/quante n’ha ‘l carbonaro e tagliatore”, recita la canzone popolare della Grande Selva, nella montagna pistoiese. La vita grama della montagna è alle spalle e, oggi, accorrete per soddisfare i vizi del palato, alla Vecchia Cantina di Maresca di San Marcello Pistoiese, in compagnia del padrone di casa, Alvaro Bartolomei.
Una lotta impari contro fango e burocrazia ha instillato in Piero Archenti la passione per il giornalismo, meglio tardi che mai. Nella sua Alessandria per un ponte che va giù, c’è un pezzo di memoria che finisce alle ortiche. Come molti alessandrini “datati”, anche lui è un volontario del dialetto, di quel suono ancestrale che è impresa vana rinchiudere in una gabbia di regole. Il futuro prossimo è ancora alla portata degli “archeologicamente incompatibili”, quello più lontano chissà…
In mezzo a boschi, vette ed una natura incontaminata, c’è il ristorante “Da Giusy”, presso Pezzo di Ponte di Legno. Qui potrete far tardi, colloquiando amabilmente con Giusy e il marito, che vi stuzzicheranno con leccornie, grappini e ginepy. In un paesaggio incantato, potrete trovare Bambi intenta a mangiare mirtilli. Non vi emozionate troppo, però. Perchè i cervi li fanno arrosto con le verze…
I trascorsi salesiani rappresentano per generazioni di giornalisti di Lanusei, l’ultimo baluardo contro la decadenza dei tempi. Tonio Pillonca è anch’egli un “figlio” di don Bosco, che dalle fantasie infantili si è trovato nella condizione “privilegiata” di raccontare tutti i colori della sua terra. Nel cuore dell’Ogliastra, trepidante di calore umano, ogni strumento è valido per smascherare intrighi o soprusi.
Crescentine, borlenghi, tigelle o piadine. Piccolo excursus storico ed enciclopedico su alcune delle glorie gastronomiche della regione, ovvero le infinite varianti di quello che otteniamo con acqua, sale e farina. Lungo l’Appennino, in compagnia di Roberto del ristorante Cantacucco di Missano di Zocca. E, non poteva essere altrimenti, ci imbattiamo in un cliente d’eccezione, Vasco Rossi, che fra un vinello e un tortellino, insonorizzerà un quadro ambientale di grande suggestione: il Parco regionale dei Sassi di Rocca Malatina.
Difesa della propria cultura millenaria e ansia di cambiamento e modernità convivono perfettamente nell’animo di chi oggi vive quotidianamente Chieti, in primis del sindaco Francesco Ricci. Per ripagare attese di quarant’anni e più e disperdere i fantasmi del passato, classifiche alla mano, non si è sprecato un soldo. In questa fetta d’Abruzzo, equidistante dal mare e dalla zona pedemontana, si respira una “dignità fortissima di appartenenza” che spinge a tornare chi vuole davvero cambiare le cose.
Un castello giudicale passato in mano agli aragonesi, poi ai feudatari e infine al generale Villa Santa che insieme al Duca d’Aosta decise di farne un museo. A Sanluri, nel Campidano, si può seguire il racconto della Prima guerra mondiale attraverso i cimeli e le lettere raccolte dal fronte, in cui morirono quasi duemila sardi. Oltre alla raccolta di oggetti del Risorgimento del Duca e l’equipaggiamento di alcune spedizioni in Africa del generale Villa Santa.
In compagnia di Giuseppe Ulgiati dell’Hostaria La Fenice di Latina scopriamo le leccornie dell’Agro Pontino, di Monti Lepini, e come questa gastronomia sia fortemente legata al Triveneto e al ferrarese. Sulle orme del capitano Querini Stampalia ci ritroviamo nella magica oasi di Ninfa, in compagnia di Pasternak e D’Annunzio.




















